Molto prima dell’alba l’ultimo prigioniero della Diciotti è sbarcato. Ci siamo furbamente accordati per spedirne 20 in Albania, altrettanti in Irlanda ed il resto li accoglierà al Chiesa. Cioè resteranno qua e li pagheremo comunque noi, tramite l’otto per mille. Che verrà spostato dalla cura dei nostri connazionali ai naufraghi. È una previsione ovviamente, ma non credo di sbagliare di molto. Tutto questo è l’epilogo di dieci giorni di follia in cui abbiamo dimostrato di non contare assolutamente nulla a Bruxelles, di non avere nessun alleato e che la minaccia teoricamente più forte (non vi paghiamo la nostra quota) non fa paura a nessuno in Europa.
Non che fosse difficile da prevedere, dopotutto diamo 13 miliardi e ne riceviamo indietro 11. i 2 miliardi di differenza sono una sciocchezza sul monte totale. È come minacciare il direttore della banca cui devi centomila euro di mutuo di non pagargli il caffè se non acconsente a qualche tua bizzarra richiesta. Questa, infatti, è la seconda parte: la richiesta che stiamo facendo è stravagante, ad essere generosi. In pratica, per ogni carico umano che prendiamo su nel Mediterraneo e che finisce sui giornali, qualcuno va spedito a zonzo per l’Europa. Che poi, mica per TUTTO il continente. Oh, no. Solo in quei paesi che insultiamo quotidianamente. I nostri alleati naturali possono rifiutarsi pacificamente di farlo.
Cerchiamo la solidarietà Albanese, ma poi ci dichiariamo amicissimi di Orban. Kurtz ci ride in faccia, dandoci dei contaballe e lo elogiamo. Macron è l’unico a prendersi le quote di disperati promesse e passiamo il tempo ad insultarlo. Questa schizofrenia non sta tardando di molto a produrre i suoi effetti. Dobbiamo spararla sempre più grossa, alzare sempre di più la voce per essere notati. E non serve comunque a nulla: certo possiamo minacciare di bloccare il bilancio comunitario. Ma non possiamo, non dobbiamo dimenticare che se Francoforte domani comincia a vendere BTP decennali in meno di una giornata il nostro paese rischia il default. Siamo dei clown ad una riunione di pistoleri. Il massimo che possiamo fare è estrarre convintissimi le nostre pistole ad acqua e sperare che qualcuno abbia pietà del nostro evidente cattivo stato di salute mentale.
Intanto, se mai ci fosse bisogno di ulteriori segnali di debolezza, la fronda a sinistra dei Cinque Stelle scricchiola. Nella Lega si registrano delle perplessità per i costi politici ed economici del credito che Di Maio concede: quante cose dovremo nazionalizzare, per poter ripagare i dieci giorni della Diciotti? Quanti decreti dignità dovranno togliere lavoro e speranza prima che il conto sia pari? Non è dato sapere. L’unica certezza è che un popolo sempre più assetato di sangue festeggia felice perché crede che gli Eritrei non staranno in Italia. Che abbiamo vinto. Che l’Europa sia stata sconfitta. E si prepara alla marcia finale per proteggere il suo Capitano dal carcere. Ed è questo che dovrebbe spaventare tutti: esiste una fetta di paese che ha dichiarato guerra alla realtà.
Laureato in legge col massimo dei voti, ha iniziato due anni fa la carriera di startupper, con la casa editrice digitale Leo Libri. Attualmente è Presidente di Leotech srls, che ha contribuito a fondare. Si occupa di internazionalizzazione di imprese, marketing e comunicazione,