Lindsay Kemp, il giocoliere geniale che ha trasformato la vita in un’occasione perenne di straordinaria espressione del proprio talento. Senza limite di tempo e di spazio. Il suo eclettismo sapeva sempre porgere una visione, un sogno che altri afferravano quasi fosse una rosa da cogliere. Fu, prima di tutto, un danzatore e poi clown, marionettista, pittore, poeta, performer di fama internazionale e icona di più di una generazione. Ma anche e ancora coreografo, attore, mimo e regista britannico, morto a 80 anni a Livorno, città toscana che aveva eletto a sua dimora. Scrive il Corriere “A Livorno aveva firmato due anni fa una magistrale versione del Flauto Magico di Mozart, autore che Kemp amava e sentiva molto vicino. Epigono della cultura underground, ispiratore di David Bowie (ma anche di Peter Gabriel e Kate Bush) che è stato suo allievo (e che aveva diretto nello «Ziggy Stardust Show», con il Duca Bianco in versione spaziale), Kemp era considerato un gigante del teatro di danza contemporaneo. Ha diretto artisti quali Jegger e Nureyev, ha lavorato insieme a Russel e Fellini, solo per fare alcuni nomi. Tra i maestri Lindsay aveva avuto Marceau, il grande mimo francese. E di Marcel ricordava: «Mi ha donato le mani con le quali ho imparato a parlare». E quelle mani Kemp le aveva trasformate in poesia.”
Inutile sottolineare la grandiosità di una vita, la sperimentazione di un maestro, la semplicità del Genio.
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