La disoccupazione è un meccanismo: a volte scende anche sa lavorano meno persone. Perché? Perché misura solo quelli che ci credono. Solo quelli che cercano, che provano a trovare un lavoro. Che si alzano la mattina convinti che sia possibile un miglioramento. Scende, invece, se lavorano meno persone e meno persone ci credono. A Luglio è successo questo: 28 mila occupati meno, ma ben 89 mila inoccupati in più. Soprattutto donne. Tutta gente che si è arresa. Oppure, ipotesi molto più inquietante, che sta aspettando. Attende che Di Maio rispetti la promessa ed onori il patto. Ironia della sorte, aumentano solo i contratti a tempo determinato. Cosa ci dicono questi numeri, forniti dall’Istat?
Che il decreto dignità, prevedibilmente, è stato un triplice flop. Doveva nascere per ridurre il precariato, abbattere i soprusi, immaginari, dell’imprenditoria e ridare a tutti i lavoratori stabilità. Ovviamente qualcosa è andato tremendamente storto. Vediamolo punto per punto:
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Nemmeno nei proclami più deliranti la maggioranza ha mai detto che avrebbe aumentato l’occupazione. Prima di tutto perché dell’occupazione non interessa nulla a nessuno da quelle parti. Non interessa a Giggino o Bibbitaro, che punta al reddito di parassitaggio. Non interessa al Capitano, che paga con la disoccupazione qualche barcone in meno. Ma la linea di demarcazione era il mantenimento dell’occupazione ed il suo upgrade da precaria a fissa. Ovviamente non è andata così. Ed a pagare sono state soprattutto le donne (73 mila inoccupate e 44 mila occupate in meno) espulse in massa dal mondo del lavoro. I soggetti più delicati sono stati i primi ad essere lasciati indietro. Inoltre, ironia massima, ad aumentare sono i contratti a tempo determinato, sperando nelle eccezioni e nella transizione.
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Le stime sugli 8 mila posti di lavoro al mese perduti potrebbero essere persino troppo ottimistiche, perché non fattorizzano tutti quelli che, sapendo che non possono aspirare ad un posto fisso entro 12 mesi, nemmeno ci provano ad avere un lavoro. Questo disastro era, quanto meno, prevedibile. Ed in effetti ve le ricordate le polemiche contro Tito Boeri? Ecco, lui lo aveva previsto. Ma a DI Maio dei numeri non importa nulla. E nemmeno ai grandi giornali.
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La perversa spirale tra norme che deprimono l’occupazione e quelle che incentivano la disoccupazione può solo portare ad una contrazione del bilancio dello stato. Il che, di per sé non sarebbe nemmeno così disastroso. Se non fosse che la manovra autunnale è di qualche CENINAIO di miliardi. Soldi che non abbiamo e che non possiamo nemmeno sperare che arrivino. Quindi? Quindi con la caduta delle foglie, questa estate onirica dovrà finire, i numeri dovranno tornare a regnare e qualcuno dovrà spiegare all’elettorato di centrodestra dov’è finito il Polo del Buon Governo. Non vorrei mai che, per un pugno di Eiritrei (che comunque abbiamo accolto) in meno sia stato barattato con i peggiori comunisti mai visti al governo del paese.
Laureato in legge col massimo dei voti, ha iniziato due anni fa la carriera di startupper, con la casa editrice digitale Leo Libri. Attualmente è Presidente di Leotech srls, che ha contribuito a fondare. Si occupa di internazionalizzazione di imprese, marketing e comunicazione,
non bisogna essere dei soloni per capire che i grillini ,per la maggior parte disoccupati cronici, puntavano ad avere la gratifica mensile senza il bisogno di meritarla . Il lavoro va creato producendo beni che il mercato chiede e nel meridione questa filosofia è inesistente proprio perchè non si rilevano le esigenze di mercato e non si risponde con la preparazione idonea a dare una risposta in termini di prodotto e di investimenti . Le lauree in letteratura,filosofia, legge , scienze politiche , non daranno mai l’idea di cosa e come produrre e quindi creare lavoro .