Gli immigrati sono tanto democratici che Milano ormai è disegnata e vissuta a loro immagine e somiglianza, eleggendo anche spazi verdi destinati ad altri come sedi privilegiate della loro vita. Sicuri di essere in qualche modo intoccabili, il menefreghismo è il loro slogan e l’egoismo il loro DNA. E se persino un governo del cambiamento e quindi in continuo divenire, si responsabilizza, vede i cosiddetti conti, si sveglia con la consapevolezza di far parte anche dell’Europa, i migranti rimangono cittadini del mondo e della libertà di accasarsi dove vogliono o di delinquere come vogliono. E oggi possiamo declinare la parola mafia attribuendola alla Nigeria, alla Cambogia, all’Italia ecc. con la stessa indifferenza.
Forse non ci vuole il cervello di Einstein per capire che l’Italia per i migranti è solo un paese di transito, ma leggi e comportamenti bloccano ogni aspirazione. E, magari, i 40 immigrati della Diciotti che presumibilmente vogliono raggiungere altri paesi, sono proprio a Milano. Senza nome, senza identità, molto risentimento, senza parole. Magari sono in mezzo a noi, magari anche nel parco di via Fabrizi.
Scrive Libero “Troppo pericoloso far girovagare i figli tra l’erba e le siepi dei giardinetti, dove per terra sono buttate buste della spesa, rifiuti, biancheria. Perfino un piatto di porcellana è stato abbandonato sotto uno scivolo: secondo i residenti verrebbe utilizzato per scaldare la droga. Gli abiti sono appesi ai cespugli, mentre sulle panchine riposano gli immigrati, che ormai hanno fatto del parco la propria dimora.”
E l’indifferenza di Sala continua. Chi vorrà controllare la legalità dei Migranti?
Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano