Con un messaggio inviato a Gasparri, in occasione della tre giorni di dibattito coi giovani, Silvio Berlusconi promette: “Forza Italia farà ripartire l’Italia”.
L’invito è forte, determinato, rispetta caratterialmente la persona combattiva e sicura che non conosce la resa. Ma Forza Italia va distinta dalla Lega e, pur condividendo alcune battaglie, ha una vita propria di moderazione liberale, professa un europeismo ideale che è ancora parziale. E l’ambiguità dello stare e non stare nella maggioranza governativa, non giova allo sviluppo del partito. Ma che si riproponga con forza è giusto e democratico per dirimere con autorevolezza ed esperienza azioni e parole a volte sopra le righe o decisioni impossibili del M5S. L’incubo dei grillini sta proprio nell’eventuale ritorno della Lega sui temi economici liberali che fanno a pugni con l’assistenzialismo tout court.
Scrive ancora Silvio Berlusconi, il futuro “non potrà essere affidato all’attuale precario governo giallo-verde, se non facendo pagare al Paese un prezzo molto grave”. No ad un partito unico di centrodestra con la Lega, i giovani di Forza Italia avranno un ruolo “decisivo per la politica in generale e per Forza Italia in particolare, non solo perché le giovani generazioni sono quelle che più scontano gli errori del passato recente – i drammatici dati sulla disoccupazione giovanile sono lì a dimostrarlo – ma anche perché il futuro che stiamo costruendo sarà il mondo nel quale loro dovranno vivere, lavorare, creare nuove famiglie”. Infatti, il partito avrà un ruolo decisivo. E sarete proprio voi ragazzi ad esserne protagonisti, perché Forza Italia è il futuro ed è un futuro liberale che farà ripartire l’Italia”.
Ma la visione e l’orgoglio non risolvono il ruolo e il da farsi sempre un po’ improvvisato. Scrive Diaconale su Il Tempo “Se dunque Tajani vuole svolgere fino in fondo il suo difficile compito, deve promuovere un radicale rinnovamento del gruppo dirigente favorendo il confronto e la discussione a tutti i livelli in un partito che se non torna ad essere movimento è condannato all’esaurimento. L’impresa non è facile. Le discussioni ed i dibattiti nei partiti leaderistici sono visti (soprattutto dai cortigiani del leader) come fattori di disgregazione. Ma il confronto dialettico è vita. La chiusura è eutanasia.”
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