Doveva essere la rivoluzione, sarà una banalissima finanziaria. Doveva cambiare il rapporto con lo stato, sarà una ordinaria manutenzione. Forse le promesse verranno vagamente mantenute. Forse no. Quello che verrà tradito è lo spirito. Lo spirito del contratto. Lo spirito del patto con i cittadini. A cui, apparentemente, va bene così. Comunque i dettagli sono ciò che conta e cominciano ad emergere in tutta la loro modesta gloria dal lattiginoso ed incerto Agosto dei populisti. Non uno dei provvedimenti chiave resterà intatto, questa è la prima sensazione.
La Flat Tax sarà molte cose, ma non piatta. Siamo tornati al balletti sulle aliquote. Quelle proposte da Bitonci non hanno semplicemente senso. E non lo dico io, lo dice Di Maio. Fissare lo spartiacque a 100 mila euro e mettere un 5% di differenza non ha alcuna ratio economica. Il problema sta alla base e quasi nessuno ne parla: la Flat Tax si basa sul principio che non esistono deduzioni e detrazioni. Guadagni 30 mila euro l’anno? Ne paghi 4500 di tasse. Fine. È un procedimento che sposta la pressione fiscale su chi usufruisce dei servizi. E la toglie a chi paga per cose che non usa. Ovviamente un principio liberale del genere non ha casa nel governo giallo-verde.
Per questo viene inserita la clausola di salvaguardia che ha meno senso di tutte: chi prima pagava di meno, non pagherà di più dopo. Sipario, signori. Sipario e l’ultimo ad uscire spenga la luce. Se non fai pagare di più qualcuno e prevedi un calo della crescita strutturale dell’area Euro, chi terrà in piedi il palco? No, perché la Flat Tax ha in effetti funzionato nell’Est Europa. A condizioni molte precise, tra cui una spesa pubblica praticamente inesistente. Qui? Qui vogliamo la botte piena, la moglie ubriaca e le analisi del sangue pulite. Ovviamente la cosa si tradurrà in un abbassamento, forse, delle tasse con spostamento degli oneri sugli enti locali. Cosa già vista e rivista.
Poi il reddito di cittadinanza. Ci sono alcuni scenari possibili, al momento, secondo Repubblica, il più probabile è il dimezzamento della platea e dei contributi. Ovvero l’esatto opposto di ciò che hanno promesso i Cinque Stelle. Ancora, non è questione di numeri, ma di principio. Di Maio aveva promesso una fonte di reddito universale. Questa è a numero chiuso. E doveva serviva per vivere. Con 400 euro, se va tutto bene con Tria, ovviamente, non vivi. La somma di questi due fattori è devastante, stai semplicemente riproponendo le politiche del PD. Ma il peggio deve ancora arrivare.
Da dove li prendi i soldi? Al momento si pensa ad un maxi condono. Ottimo. Poi? Non è dato sapere. Di sicuro l’impianto al momento è manicomiale, ma noi non ci preoccupiamo: può ampiamente peggiorare e siamo certi che si impegneranno tutti perché succeda proprio così.
Laureato in legge col massimo dei voti, ha iniziato due anni fa la carriera di startupper, con la casa editrice digitale Leo Libri. Attualmente è Presidente di Leotech srls, che ha contribuito a fondare. Si occupa di internazionalizzazione di imprese, marketing e comunicazione,