Sembra un duetto invece è un Tria

Attualità

Un governo tripartito, questo è l’esecutivo Conte. Tria, invisibile se non per reazioni obbligate di rimessa è
un professore, con sensibilità sindacali internazionali, made in Magna Charta e Fondazione Craxi, istituti
culturali quasi scomparsi man mano che il discredito veniva rovesciato addosso al mondo berlusconiano. E’
la liason invisibile e forte come un trasparente filo di seta di ragno con il Quirinale cos’ come l’elezione a
presidente dell’europarlamento di Tajani doveva legare tutto il centrodestra italiano ad un quadro europeo
ortodosso.
Anche Moavero, bocconiano per studi, docenze e famiglia, ipermontiano e destro nella GrosseKoalition di
Letta, è uomo di garanzia conservatrice, parte, ora che la questione morale non spacca la destra, del terzo
partito ombra di governo. Dunque l’esecutivo è fatto dai programmi e dalle istanze di Lega e 5stelle, diluiti
dai Tria, cioè da Forza Italia che in parlamento come Fratelli d’Italia , propone un sostegno condizionato da
impuntature, come nel caso dell’elezione a presidente Rai di Foa, a sua volta giornalista de Il Giornale; ma
alla fine sempre ottenibile fintanto che il nordItalia è governata dal centrodestra.
E’ ben comprensibile. Media e mercati considerano i penta legati, incredibili, inopportuni, sconclusionati,
incapaci i tutto, esattamente la stessa opinione espressa anni fa sugli esecutivi fascioleghistiforzisti. Ora
Berlusconi viene invocato, assieme alla sinistra per porre un freno alla rivolta demagogica alla realtà dei
populisti, facendo affidamento sul suo partito, importante pezzo di politica moderata, e sulla sua posizione
nei media e nell’economia con molto da perdere in caso di politiche antisistemiche.
E’ però un ragionamento impossibile. I berluscones (ed anche gli ex montiani), sanno che il giorno che non
fossero più utili tornerebbero tra gli appestati. A forza di gride contro le diverse pesti, media e finanza hanno
esagerato. Andava bene criminalizzare la destra estrema, ma è stato stupido proseguire sullo stesso tono
contro regionalisti, destra moderata, centristi, rivelando poi davanti alla questione catalana o alla Brexit , che
la scusa democratica non valeva un’acca.
Berlusconi ogni tanto deplora l’incapacità penta stellata ma è storicamente un realista non avendo mai avuto
nemici totali ideologici, malgrado il vantato anticomunismo. Non si confonde con gli oppositori più forti dei
grillini, perché gli obiettivi storici dei 5 stelle, ora al potere, anche solo qualche punto da portare a legge,
sono più importanti dell’essere nudi e puri, paladini inflessibili dell’etica e del diritto. Ad un realismo
corrisponde un altro. L’assenza sul palco e l’indeboimento elettorale del “delinquente di Travaglio ” hanno
determinato il miracolo del sostegno del direttore del Fatto ad un governo il cui ministro delle finanze è
berlusconiano. In questo quadro Berlusconi non è un monatto anche se è influente. Di Maio e co. e
soprattutto Grillo pur di realizzare una sola utopia sono iperrealisti sull’alleanza con la Lega (e fratelli) e
quella sottaciuta con i forzisti
A ciascuno il suo compito. Il sociale dei poveri ai 5stelle, la sicurezza ed il sociale della classe media alla
Lega, la messa a punto coni limiti della tenuta del quadro finanziario ed europeo a Tria e Moavero. Così il
fronte dell’indignazione tra le anime di sinistra, il tecnicismo rigoroso ed il liberalismo etico finanziario si è
rotta e l’opposizione si è ridotta a ben poca cosa. Giusto alla voglia di tornare al potere dei notabili
democratici. Il pur forte fronte di media, finanza ed Europa così gira a vuoto, perché è assente nella politica
di partecipazione. Bombarda ma senza truppe di terra.

Il governo tripartito potrebbe vincere anche in Europa. Il partito popolare, crepato dalla stupida frattura tra
anti e filoOrban, in caso di successo dei populisti nel 2019, si spaccherà definitivamente per l’adesione
maggioritaria ad una coalizione di centrodestra allargata. Intese tra gollisti e lepenisti, ed anche Csu ed i
postnazisti dell’Afd non appaiono più impossibili, non dopo l’incredibile scioglimento socialista nel partito
finanziario di Macron. Saranno cruciali le posizioni del berlusconiano, presidente dell’europarlamento
Tajani, e dell’aspirante presidente della Commissione, Weber, della Csu, che tornerebbe, secondo tedesco, al
ruolo ambito, grazie al centrodestra. Anche se questo volesse dire delorsizzare e demaastrichtare l’Unione,
senza più forzare la mano, con un secca divisione tra materie europee e materie nazionali e l’ampio utilizzo
della democrazia diretta secondio l’esempio svizzero.
Evoluzione politica che farebbe strepitare la sinistra ed il centro progressista; che provocherebbe un
bombardamento mediatico, ancora maggiore di quello di oggi, in nome dei pericoli hitleriani e della Shoah
ed anche una guerra vera e propria da parte di qualche grosso potere monopolista, il che non farebbe che
spingere sulla tendenza protezionista, già desio profondo di tanti gruppi politici europei.

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