Il Sindaco Sala ha parlato al Teatro del Buratto del fantomatico piano periferie. Poiché se ne parla da troppo tempo, ora gli è stato cambiato il nome, per non evidenziare i ritardi: si chiamerà piano Quartieri. Va detto che in metà mandato l’ossessione di Sala per le periferie ha prodotto solo annunci.
Il Sindaco ha sparato una cifra impressionante: 1.6 miliardi di euro per 40 quartieri. Non faccia il bauscia!
Un comune che deve aumentare il biglietto per far funzionare il trasporto pubblico dove mai troverà 1.6 miliardi per le periferie?
Al di là di come é stato fatto il conto e della totale mancanza di copertura, fa specie che il Sindaco faccia un ragionamento di puro investimento economico.
In periferia bisogna affrontare 3 emergenze che sono 3 questioni politiche.
1) L’emergenza legalità di Giambellino, San Siro, Via Gola, Via Padova, Pontelambro, Rogoredo etc.
2) l’emergenza educativa delle nuove generazioni vittime di dipendenze, bullismo e degrado urbano
3) infine l’emergenza manutenzione, visto che l’ordinaria manutenzione non ha più nulla della efficienza meneghina, considerato che manco si riesce a tappare le buche stradali o ad aggiustare gli ascensori per i disabili.
L’impressione é che la sinistra radical chic parli di periferie come quei turisti occidentali che scoprono l’Africa in safari.
Fabrizio De Pasquale ha 60 anni, è sposato, padre di 2 figli e vive a Milano. Laureato in Scienze Politiche, è stato Capo ufficio stampa di varie aziende e del Ministero dei Beni Culturali. Ha lavorato per RAI ed Expo2015 e per un centro media. E’ stato per 24 anni Consigliere e poi Capogruppo di Forza Italia a Palazzo Marino. Conosce bene Milano ma non smette mai di scoprire i problemi e le eccellenze che la metropoli produce ogni giorno. E’ Direttore e amministratore di Milanopost dal 2014 e crede nel ruolo dell’informazione locale per migliorare la città e i suoi abitanti.
Caro De Pasquale,
io mi ricordo bene le giunte Albertini e Moratti.
Mi ricordo ATM al tracollo finanziario grazie alla cura Catania.
Mi ricordo le guerriglie urbane mentre De Corato giocava a fare lo sceriffo e non c’erano i flussi di immigrazione attuali.
Mi ricordo di come la città fosse incommensurabilmente sciatta con Albertini che operò (cito la sua autodefinizione) come un amministratore di condominio. Peccato che Milano non sia un condominio.