Milan-Betis Siviglia 1-2
C’era curiosità intorno a questa partita, tutti volevano capire se dopo il derby perso malamente sarebbe arrivata una reazione immediata. Non è arrivata. Anzi, se è possibile, il Milan ha fatto addirittura peggio. Mai padrone del campo e in totale confusione, frastornato dal palleggio spagnolo e incapace di costruire un’azione vera. Non possono bastare gli ultimi 20 minuti di cuore.
C’è una sola luce ad illuminare il sentiero nelle tenebre in cui sta camminando il Milan, è quella di Patrick Cutrone. Corre per tre e pressa da solo a tutto campo, una voglia matta quella di Patrick che lo porta anche al gol. Dovrebbero tutti imparare qualcosa da lui in questa serata.
Quando perdi un derby giocando orrendamente poi ci sono le scorie da smaltire e la cura si chiama vittoria, per ottenere questa, sarebbe forse servita una formazione meno stravolta di quella che Gattuso ha mandato in campo. Il mister ha cambiato 5 giocatori di movimento più Reina, portiere di coppa, rispetto alla formazione dei “titolarissimi”, ma in un momento così delicato, in cui si deve vincere per forza per non cadere in depressione e per salvarsi la panchina, non è sembrata una scelta azzeccata. Specialmente se le riserve sono Bakayoko, Zapata, Borini e via dicendo. A questo punto, Higuain a parte, ci si deve interrogare anche sul lavoro fatto quest’estate dalla dirigenza sul mercato, perché Gattuso avrà le sue colpe ma la rosa che ha a disposizione non è così di qualità com’è stato sbandierato ad inizio stagione. A centrocampo non c’è una sola alternativa valida, Castillejo non ha ancora convinto, il seppur ottimo Laxalt non è Marcelo e Caldara è ingiudicabile dato che ha passato più tempo in infermeria che ad allenarsi. Le colpe quindi sono di tutti, anche se in questi casi a pagare è sempre l’allenatore.
Per il momento dall’alto comando rossonero filtra nuovamente fiducia a Gattuso, anche perché, come dimostrano le parole di Reina dopo la gara, lo spogliatoio è col mister. Questa fiducia però è fragile e le prossime partite, se non già quella di domenica con la Sampdoria, saranno probabilmente fondamentali.
Analisi tattica.
Milan 4-3-3. Betis 3-5-2.
Il pressing del Betis non fa ragionare i rossoneri che faticano ad uscire puliti per costruire, biglia è seguito a uomo e gli esterni interferiscono sugli scarichi laterali. Il Milan non riesce a far girare la palla e non ha elementi in grado di trovare l’imbucata centrale, si tenta l’uno contro uno sulle fasce ma il più delle volte è palla persa. Il Betis invece subisce una pressione disorganizzata e trova facilmente gli sbocchi per la manovra che è veloce, giropalla a due tocchi e il Milan rincorre. Quando il Milan sale il Betis si mette con una linea di 5 e non dà possibilità agli attaccanti rossoneri di ricevere comodamente palla.
Nel secondo tempo il Milan passa al 4-4-2 con l’ingresso di Cutrone e Suso ma è l’atteggiamento mentale dei rossoneri che non funziona e il copione è più o meno lo stesso.
Negli ultimi 20 minuti il Milan trova maggior pericolosità grazie più al cuore che ad altro, complice anche un calo fisico degli spagnoli.
Serve fiducia in un progetto, altrimenti…
Inutile nasconderlo, tra Gattuso e Leonardo il rapporto è quello che è, forse come entrambi dicono il rispetto non mancherà, ma di certo la simpatia non è ai massimi livelli.
Gattuso ha iniziato la stagione con la panchina apparentemente già in bilico, ancora prima dell’esordio stagionale si parlava di possibili sostituti, è servita una chiacchierata una sera di agosto col proprietario Singer per dare stabilità al mister. La sensazione però è che Gattuso sia costantemente sotto esame, dalla prima giornata a Napoli e, questo, non è esattamente il clima migliore per lavorare.
Leonardo è riconosciuto da tutti come un dirigente capace, ma è anche un personaggio particolare che più di una volta ha avuto discussioni per differenza di vedute con gli allenatori, uno su tutti Ancelotti ai tempi del PSG che portarono alle dimissioni del mister. Forse perché Leonardo si sente in qualche modo ancora allenatore, o forse perché gli piacciono allenatori più “morbidi” e meno “autonomi”, fatto sta che la stessa cosa sta succedendo anche con Gattuso.
Ma se Leonardo non era convinto della guida tecnica, perché non ha cambiato Gattuso quest’estate? Perché confermarlo e poi non fargli mai sentire davvero la fiducia per provare a creare le migliori condizioni di lavoro? Forse in privato lo avrà fatto, ma in pubblico solo Scaroni e Maldini hanno mostrato fiducia al mister, Leonardo mai concretamente. Comunque, Gattuso ha dalla sua parte lo spogliatoio, per questo prima di mandarlo via è meglio pensarci due volte, un allenatore di simile curriculum rischierebbe di fare più danni che bene, se bisognerà esonerarlo che si prenda un allenatore affermato e vincente, altrimenti avanti con Rino.
Non si sa se le voci di una cena tra Leonardo, Montolivo, Donadoni e il procuratore dei due, Branchini, per ingaggiare Donadoni in caso di passi falsi di Gattuso siano vere, i diretti interessati hanno smentito, ma se fossero vere sarebbe davvero molto grave. Grave perché quando si comincia un progetto bisogna sostenerlo e non cercare un’alternativa in panchina ancora prima che questo progetto parta. Grave perché dopo anni deludenti c’è bisogno di lavorare nell’interesse del Milan e i doppi tavoli non possono mai fare questo interesse. Grave perché Gattuso non merita che qualcuno brami alle sue spalle, colpe o meriti a parte, Gattuso sia per quello che è stato che per l’impegno e l’amore che mette ancora oggi, merita trattamenti migliori di pugnalate alla schiena. Altrimenti, come abbiamo già scritto, era meglio mandarlo via ad agosto se non lo si voleva sulla panchina del Milan. Sempre se questa cena o incontro sia mai avvenuto.
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