Avrebbe causato “gravi disturbi psichici” ad una coppia di vicini, dormendo e “bivaccando”davanti alla loro porta e minacciandoli in più occasioni, e avrebbe infastidito anche gli altri residenti del condominio, situato nella cosiddetta ‘chinatown’ di Milano, arrivando addirittura a chiudere il rubinetto dell’acqua condominiale con un lucchetto. Con l’accusa di stalking è finito a processo, davanti al giudice Luigi Varanelli, un 64enne di origine egiziana, arrestato lo scorso settembre e difeso dal legale Enrico Belloli. Stando all’imputazione, l’uomo in più occasioni avrebbe dormito e bivaccato “sul ballatoio e sulle scale condominiali che conducono all’abitazione dei coniugi, bagnando la porta della loro abitazione” con dell’acqua e “proferendo espressioni minacciose del tipo: ‘è inutile che metti l’allarme perché ti taglio il cancello con il flessibile e te lo butto giù'”. Inoltre, avrebbe anche pedinato i due provocando loro “un grave e perdurante stato di ansia e di paura”. Oggi il giudice ha deciso di disporre per l’imputato una perizia psichiatrica. Nell’imputazione, infatti, vengono elencati tanti altri atti persecutori ai danni di tutti i condomini come “aver tinteggiato l’androne, il cancello d’ingresso, il locale contatori e il locale spazzatura comuni e avere eseguito lavori di ripristino sulle parti comuni, senza autorizzazione e chiedendone il rimborso”. L’uomo, tra l’altro, in passato, era stato anche processato e poi assolto dall’accusa di maltrattamenti ai danni della 76enne con la quale conviveva. Il procedimento era nato da una segnalazione dei servizi sociali, perché l’uomo rendeva difficile ai medici entrare in casa per curare la donna malata e che poi è stata ricoverata in una casa di cura.
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