La marea nera che sbarca in Sicilia è il punto di domanda di mille storie per un futuro segnato dalla criminalità o dal terrorismo o da una ingenua speranza. Su quel punto interrogativo l’accoglienza diventa pietas e condivisione per tutti. Ma non è così. E l’arte affinata ed efficace di muovere sentimenti di solidarietà diventa l’arma più efficiente per vivere adattandosi alle manovre della delinquenza o bighellonando in attesa. Meraviglia che i clan siano solitamente suddivisi per provenienza geografica, per specializzazione malavitosa, ma li accomuna la conoscenza di dove possano andare e di che cosa possano fare. A Milano le varie etnie hanno compiti ben precisi di scippi, spaccio, furti nelle case ecc. Lo stupro è un capriccio, già preparato, ma la violenza corrisponde ad un’esigenza animalesca, dove non trova spazio il rispetto e la volontà dell’altra persona. E’ la barbarie più subdola, incontrollabile. E il rimorso, la presa d’atto di tanta nefandezza non abita tra i carnefici. E la paura è la generalizzazione della violenza, vista la frequenza. E nel caso in cui i colpevoli comparissero davanti a un giudice, vengono inaspettatamente liberati. E li rivedi nella stessa zona a spacciare o nella solita casa occupata. E allora la paura di un gesto, di un’occhita diventano timore, perplessità. Nessuno comprende perché colpevoli con una sfilza di reati continuino a circolare, perché rifugiati per motivi umanitari siano prede della criminalità, perché stupratori già espulsi possano impunemente terrorizzare una città. Ma nella sgangherata Italia dove il permissivismo è stata una bandiera, lo straniero ha sempre ragione. Anzi si sente esaltato e impunito, perché la giustizia è soggettiva, la politica si vanta di essere aperta Urbi et Orbi e la libertà comportamentale è giustificata. Non so perché, ma certe decisioni della giustizia e della sinistra mi fanno sentire profondamente stupida.
Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano