I titoloni e le fanfare che periodicamente spopolano tra la stampa e le televisioni dopo ogni vittoria convincente dell’Inter,nascondono in realtà nel profondo un pericolo subdolo, latente, che di norma si trasduce nell’appagamento mentale della squadra e dell’intero ambiente nerazzurro.
E’ successo svariate volte in passato, col risultato che la fame necessaria per affrontare le sfide successive a vittorie importanti venisse smarrita troppo in fretta, lasciando spazio a periodi di involuzione e crisi di risultati che hanno generato delusioni spesso anche cocenti tra i tifosi.
Questa situazione mentale scomoda, e per certi versi tossica, rappresentava un rischio di importanza rilevante alla vigilia della partita con il Genoa, reduce da una sconfitta di misura allo scadere, mercoledì scorso con il Milan.
La bravura di un allenatore però, si misura anche nella gestione della rosa, non soltanto dal punto di vista tecnico. Spalletti, sotto questo aspetto, ad oggi va elogiato a piene mani, perché ha saputo tenere tutti gli effettivi sulla corda, facendoli sentire appieno parte del progetto di squadra, con il risultato che anche le cosiddette riserve chiamate in causa si rivelano efficaci quanto i titolari.
Il tecnico nerazzurro, sulla falsariga di quanto già fatto in precedenza, rilancia Gagliardini al fianco di Brozovic, Lautaro Martinez in luogo di Icardi e rispolvera D’Ambrosio e Dalbert, facendo rifiatare Vrsaljiko e Asamoah.
L’inizio gara è promettente, con l’Inter vicina alla segnatura con Lautaro e Perisic, poi una volta piazzato l’uno-due vincente con Gagliardini e Politano che di fatto ha sbloccato la partita, non c’è praticamente stata più storia. Difesa granitica come d’abitudine, reparti corti che funzionano sinergicamente e ottima circolazione di palla. La seconda segnatura di Gagliardini (autore di una prova maiuscola) in avvio di ripresa trasformava di fatto la partita in un allenamento propedeutico per il Barcellona, sostenuto dal ribollente S.Siro gremito di quasi settantamila spettatori.
Nel recupero si completava la vendemmia nerazzurra con Joao Mario e Nainggolan, ristabilitosidall’infortunio del derby ed entrato nel finale per Brozovic.
Al di là della prova convincente e della goleada, è saggio e intelligente tuttavia chiedersi quali siano i confini tra i meriti dell’Inter e i demeriti del Genoa, apparso ieri decisamente sottotono e privo di nerbo. Da sottolineare in ogni caso la sontuosa prova di Joao Mario, forse la migliore da quando veste la maglia dell’Inter. E gran parte del merito va innegabilmente attribuito al tecnico, ad oggi forse il vero valore aggiunto alla causa nerazzurra, con buona pace dei contestatori di inizio stagione che ne auspicavano la testa dopo la partenza balbettante della squadra.
L’Inter vince (la settima consecutiva in campionato e la nona delle ultime dieci) e convince dunque, anche se la prudenza e l’umiltà vanno di gran lungapreferite ai facili entusiasmi descritti all’inizio. Ma ora come mai occorre in ogni caso cavalcare l’onda, martedì col Barcellona sarà un’altra partita, ma l’urlo di S.Siro alimenterà il coraggio e la forza per rivendicare una sconfitta che non si è ancora riuscito a digerire.
Avanti Inter.
Diego Stroppa
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