Se ad inizio stagione, a bocce ancora ferme, sarebbe stato per assurdo possibile per l‘Inter scegliere quando poter affrontare il Barcellona, non sarebbe stato difficile individuare questo momento come quello ideale, caratterizzato da grande condizione psicofisica e da grande entusiasmo dell’intero ambiente nerazzurro.
Le sette vittorie consecutive in campionato (e le nove delle ultime dieci partite in totale prima di ieri sera) avevano alimentato nella squadra e nei tifosi una grande carica che aveva portato ad acquisire la fiducia necessaria per provare a vendicare la partita di andata, una sconfitta ad oggi ancora mal digerita, una lezione di calcio, con una supremanzia catalana che andava oltre i due gols egnati.
Alla vigilia della partita infatti, quello che la squadra si auspicava di trovare era quella convinzione necessaria per tentare di restringere la forbice che si era spalancata al Camp Nou, per dimostrare – in primis a se stessi- di non essere poi così lontani dalla squadra attualmente di riferimento in Europa sotto l’aspetto del gioco e del progetto di squadra.
La partita di ieri sera, al di là del pareggio acciuffato allo scadere, ci dice però che le distanze col Barcellona restano, almeno sotto il profilo squisitamente tecnico, al netto della convinzione e della rabbia agonistica che ieri sera tuttavia non sono mancate, a differenza della gara di andata.
Il Barcellona, privo di Messi, parte alla sua maniera, pressing altissimo, possesso palla veloce e preciso, movimento degli esterni a creare spazi per gli inserimenti che tuttavia l’Inter riesce a contenere, seppure a fatica. Il pallino del gioco resta comunque Blaugrana, con l’Inter che quando riesce prova ad imbastire le ripartenze, anche se manca spesso di precisione. Trail 39′ e il 40′ doppia chance per il Barcellona, con Skriniar (ancora una volta ottimo, ieri sera) che si rifugia in calcio d’angolo dopo che il pallone danza pericolosamente nei pressi di Handanovic.
Nel secondo tempo il copione è il medesimo del primo, con l’Inter che tenta di interrompere il predominio catalano con qualche fiammata, ma è ancora il portiere nerazzurro a salvare più volte il risultato. Così, quando Nainggolan (ancora evidentemente non al meglio della condizione) esce per Borja Valero e Candreva rileva il solito generoso Politano, la partita sembra poter scivolare sui binari dello zero a zero, ma una ripartenza Blaugrana coglie l’Inter colpevolmente sbilanciata ed è fatale per Handanovic, trafitto da Malcom.
Sembra finita, anzino, il cuore nerazzurro è grande, anzi grandissimo. Icardi addomestica una palla vagante in area spagnola e trafigge Ter Stegen per il definitivo pareggio. S.Siro esplode e può nuovamente respirare dopo minuti di apnea e sofferenza.
Bene Brozovic, il vero e proprio punto fulcro della manovra nerazzurra, anche se per il volume di palloni giocati è da mettere in conto qualche errore. Un po’ impreciso Vecino ieri sera, ma va comunque sottolineata la grande abnegazione e lospirito di sacrificio di tutta la squadra, considerato l’altissimo coefficiente di difficoltà della partita.
Intanto le notizie da Londra, dove il Tottenham ribaltava la partita allo scadere contro il Psv, frenavano parzialmente l’entusiasmo di S.Siro, la qualificazione passerà giocoforza da Wembley, dove basterà un pareggio per accedere agli ottavi di finale. Ma paradossalment esappiamo quanto può essere controproducente per l’Inter giocare una partita nelle condizioni mentali di sapere che si hanno a disposizione due risultati su tre.
A prescindere dall’analisi squisitamente tecnica sulla base della quale l’Inter ha dimostrato comunque di essere in grado di sostenere dignitosamente quella competizione europea per troppo tempo seppellita in nome del Fair Play Finanziario, l’amarezza di constatare che alcune regole dello stesso valgano per alcuni club e per altri no, non fa che alimentare la rabbia per non poter essere completamente arbitri del proprio destino. Rafinha e Coutinho sono gli esempi più lampanti, e se vogliamo anche più rimpianti.
Ma da oggi occorre recuperare energie fisiche e nervose, domenica a Bergamo ci attende l’Atalanta di Gasperini, che sta già preparando con cura la sua usuale migliore partita dell’anno in ossequio alla sua personale e bizzarra battaglia contro l’Inter.
Avanti Inter
Diego Stroppa
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