Anche Stan Lee, l’Uomo, il Sorridente, l’Excelsior ( che era anche il grido do battaglia delle sue creature), il dio del fumetto, il creatore ed Editor in Chief della Marvel Comics, l’inventore della seconda era del superoe, a gennaio era stato accusato di sex harassment da una serie di infermiere. Vecchio, 96nne, cieco, cardiopatico, solo nella sua casa di Hollywood, senza la sua musa ispiratrice la 93nne moglie britannica Joan Clayton, scomparsa nel 2017, si sarebbe presentato loro nudo, palpeggiandole.
Ora che Stan, ovvero Stanley Martin Lieber, il newyorkese di origini rumene è morto, non se ne parlerà più. Speriamo che le infermiere, pentite, in autodafé, seguano in religioso silenzio il suo feretro. L’autore di storie, conversazioni e risposte famiiari ai lettori, meglio ai seguaci, chiamati True Believers (veri credenti), sempre raccontate brillantemente o meglio narrate epicamente, aveva creato un mix di epos e underground colloquiale, definito stile Marvel, che gli permise di sfidare il codice maccartista del fumetto Usa, elevando l’Uomo Ragno ad acnoso ed adolescente eroe o il Daredevil (il diavolo che osa) handiccapato e cieco o il Batman, da orecchie aguzzissime, finalmente un vero vampiro criminale, a compiere imprese in mezzo a coetanei drogati e stoned (fattoni).
Stan odiava i supereroi nati durante la grande depressione, che erano il miraggio di una moltitudine affamata e povera, i Superman, i Superboy, le Wonder Woman, belli, senza macchia, senza paura, immortali, con tutti i poteri possibili, veri dei pagani dell’Olimpo ritornati. Superman vola, giusto? Ma come vola? Non c’è una spiegazione o una propulsione. Ma come? Non c’è motore, non c’è reazione, non c’è nulla. Quando Stan affrontò il Walhalla, Odino, Locke, Balder ed ovviamente Thor, badò sempre a rendere realistiche le cose come il martello famoso che in fondo funzionava come un’elica. Gli eroi preferiti erano i più misconosciuti, Doctor Strange, venuto direttamente dai sogni che si fanno nei viaggi in India, Silver Surfer, malinconico e romantico viaggiatore astrale su un surf da beach boys o skate allungato di oggi, Namor detto il Submariner, eroe mezzo giapponese alla Verne da 20mila leghe sotto i mari. Il successo lo ebbe però con i Fantastic four, sorta di famiglia particolare, assolutamente in linea con le novità odierne, dove il marito accomodante fino alla massima flessibilità gommosa si alterna all’uomo di pietra, mostruoso, o al playboy ad oltranza, sempre in calore da torcia umana, ancora più monstre, tutti attorno alla frigida partner, che li evita tutti nella propria invisibilità.
La seconda era del fumetto avviata da Stan nei primi ’60 andava di pari passo con l’ondata antiautoritaria del ’63-’68. I suoi eroi erano antieroi, problematici, in disaccordo con il sistema, rompipalle, asociali, handicappati, in fuga da idioti squadristi, sempre pieni di superproblemi. Per buttarla in corner, evolveva il patriottismo Usa in antinazismo permanente. E giù Red Skull, nazista di ritorno combattuto dagli umani dello Shield, assieme a supereroi; nazisti mischiati a comunisti, come Kruscev disegnato più volte, che resero possibile ripubblicare reinterpretati eroi dell’epoca passata, come Captain America e la Vedova Nera. Gli eroi di Stan erano di sinistra all’americana, antifascisti e antinazisti come anticomunisti e potevano picchiare ma kennedyamente. E’ in questo contesto che nel ’74 all’apice Stan il sorridente arriva a Milano, periferia dell’impero per incontrare i primi Marvel fan club nell’epoca che non aveva tablet, Internet e lo storytelling era disegnare i fumetti secondo la sceneggiatura e numero di pagine prefissate da Stan con tanto di pagine pubblicitarie inserite, su carta velina per favorire la distribuzione.
Gli ultimi anni di Stan sono stati travagliati dai dissapori con Steve Ditko e Jack Kirby, autori e disegnatori che condividevano con lui il successo della Marvel. Poi aveva lottato con i suoi sfruttatori, Shane Duffy e Gill Champio, dirigenti della POW! Entertainment nata nel 2001 a cui Stan aveva ceduto i diritti di utilizzo del suo nome e della sua immagine, anche sui social, in relazione a tutte le opere create per la società. Ed al nostro toccava firmare migliaia e migliaia di fumetti e libri in sedute fiume i cui incassi neanche vedeva. Finchè Stan non aveva chiesto un risarcimento di 1 miliardo di dollari alla POW! acquisita intanto dall’azienda di Hong Kong Camsing International.
Noi lo ricordiamo sulla scaletta di Linate, iperbarbuto e tuttopeli, capellone e freakettone, con il tipico berrettone salutare i suoi lettori, i fedeli credenti dell’unica casa editrice che è stata un mito, una proiezione onirica, una religione prima che i superheroes finissero tutti in batteria.
Studi tra Bologna, Firenze e Mosca. Già attore negli ’80, giornalista dal 1990, blogger dal 2005. Consulente UE dal 1997. Sindacalista della comunicazione, già membro della commissione sociale Ces e del tavolo Cultura Digitale dell’Agid. Creatore della newsletter Contratt@innovazione dal 2010. Direttore di varie testate cartacee e on line politiche e sindacali. Ha scritto Former Russians (in russo), Letture Nansen di San Pietroburgo 2008, Dal telelavoro al Lavoro mobile, Uil 2011, Digital RenzAkt, Leolibri 2016, Renzaurazione 2018, Smartati, Goware 2020,Covid e angoscia, Solfanelli 2021.