C’erano due uomini ed una donna completamente ubriaca. Lasciamo perdere le rispettive età. I due la portano in camera da letto e più che stuprarla, ne abusano, visto il suo stato di incoscienza. Questo avviene nell’anno X. Due anni dopo, X+2, prima sentenza, assoluzione, la donna non è attendibile. Al pronto soccorso però avevano riscontrato evidenti segni fisici di violenza e di resistenza. Si arriva all’X+8, corte di Appello, la sentenza con tanto di aggravante è di tre anni, applicando i dati dello stupro di gruppo e dell’uso dell’alcool. X+9, Cassazione, annullata la sentenza perché l’aggravante dell’alcool (che aumenta a pena di un terzo) era fuori luogo. Quindi a dieci anni dai fatti si ricomincia daccapo. Con grandi incertezze sul risultato. Sembra quasi che se la vittima è svenuta, lo stupro non sia un reato. Oppure se è incosciente perché fatta.
Il caso non è quello di Desirèe Mariottini, che ha appena esordito nelle procure. E nel peggiore dei modi. Il Tribunale del riesame, l’ex Tribunale di libertà, per tanto tempo insensibile ai suoi scopi, ha trovato un nuovo attivismo, smentendo ora lo stupro di gruppo, dato che la vittima, fatta, stava lì a disposizione e chi se ne è servito l’ha fatto magari più volte singolarmente; gli altri passavano lì per caso, erano per così dire non un branco, ma stupratori per caso, stupratori ambientali. Quanto all’omicidio, quello è dipeso dalle droghe assunte, le violenze subite successivamente erano come botte su un pupazzo di stoffa. Siamo agli albori della vicenda, per sapere delle sentenze, si dovrà attendere un decennio, forse. Forse di più.
Le violenze sessuali non sono molte in Italia, oltre 2300 nel 2017, di cui un terzo commesso da immigrati. Poche se paragonate a Uk e Francia dove si parla di decine di migliaia di casi. A Roma sono state 220, quasi 20 al mese, in aumento rispetto alle violenze del 2016, 184 e del 2015, 187. Non si trovano spesso i colpevoli,solo 70 denunciati nel 2017, il 16% in più dell’anno precedente. Quando però si trovano, il calvario è ancora più sorprendente e doloroso per il bizzarro comportamento della giustizia che comunque nel suo complesso è inattaccabile, indestituibile, fondamentalmente irresponsabile dei suoi fatti
Proprio perché pochi, sugli stupri si può intervenire rapidamente, prima del fatto con sistemi di allarme e dopo con una giustizia per direttissima. Giustizia che ha poco da essere interpretata. Il più delle volte la sentenza sta già nei referti medici, quando riportano ferimenti degli organi sessuali e di altre specifiche parti del corpo, stato di shock, chiari segni di violenza. Sembrano infatti incredibili i tempi del processo relativo ed il livello della pena, che non può essere di pochi anni, ma dovrebbe essere molto più lungo non necessariamente tutto in carcere. Meglio sarebbe creare Tribunali ad hoc, tribunali da stupro contro lo stupro ambientale, con il genere delle toghe alternato alle vittime.
Il grande danno, il meglio nemico del bene, è stato il gonfiare i dati, mescolando stupro e insulti sessuali, il non reato dello stalking e violenze, botte generiche rispetto ad un reato che è ben preciso e caratterizzato -dicono le fonti giuridiche internazionali- da invasione fisica. Mescolando la vittima stuprata con quella che a causa di una vita disastrata ha bisogno di casa-sostegno, magari dopo immigrazione, prostituzione, vita da strada, non le si è fatto un favore anzi. Si è usato il suo caso per altre battaglie soprattutto politiche. Dire che metà delle italiane, 25 milioni, ha subito violenza significa dire che nessuno l’ha subita.
Invece lo stupro è un reato ben delimitato che chirurgicamente deve essere affrontato con strumenti adatti. Anche con una giustizia che intervenga subito, fin dall’ospedale a costo di fare i turni notturni ai giudici o di dare più poteri di primo giudizio alle forze dell’ordine; che sia rapida e non permetta il clamore che fa vergognare la vittima. E che divida i casi in due o tre tipologie con precise pene, non interpretabili e non sostituibili da condizioni favorevoli, magari con un’app che si basi soprattutto dai dati sanitari.
Nel paese dove un Dna improbabile può dare l’ergastolo, come fa l’uso di un corpo vivente ma esanime magari in un’orgia di violenza, indifferenza, tortura, di stupro ambientale passare magari con 2 o 3 anni di pena e nessuno di galera, come una cosa casuale, quasi comprensibile dato lo stile di vita particolare, quasi predestinata di carnefici e vittime, che come dice Mughini non potevano che finire così?
Studi tra Bologna, Firenze e Mosca. Già attore negli ’80, giornalista dal 1990, blogger dal 2005. Consulente UE dal 1997. Sindacalista della comunicazione, già membro della commissione sociale Ces e del tavolo Cultura Digitale dell’Agid. Creatore della newsletter Contratt@innovazione dal 2010. Direttore di varie testate cartacee e on line politiche e sindacali. Ha scritto Former Russians (in russo), Letture Nansen di San Pietroburgo 2008, Dal telelavoro al Lavoro mobile, Uil 2011, Digital RenzAkt, Leolibri 2016, Renzaurazione 2018, Smartati, Goware 2020,Covid e angoscia, Solfanelli 2021.