La sconfitta sanguinosa di Bergamo è ancora una ferita aperta che brucia in casa Inter, soprattutto in concomitanza della sosta del campionato per gli impegni delle nazionali.
Normalmente infatti, dopo una simile debàcle, il desiderio di riemergere e di riscattarsi alimenta, in una squadra che si ritiene forte, una rabbia agonistica che necessita di essere trasferita al più presto alla partita successiva.
La contingenza del calendario, però, fa sì che la voglia di riscatto debba essere congelata per un’altra settimana, e questo lasso di tempo è, come da tradizione, terreno fertile per la critica e la stampa più o meno dichiaratamente anti-nerazzurra. Infatti, agli incendiari della prima ora che avevano già identificato i colpevoli della sconfitta, si sono aggiunti gli espertoni in materia di calcio, che hanno già pronunciato le prime sentenze stagionali, pronosticando un’altra annata amara e priva di successi.
Sono gli stessi che elevano impropriamente l’Inter a livelli stellari dopo ogni vittoria convincente, salvo poi contraddirsi e defilarsirapidamente alla prima sconfitta clamorosa, dando il via all’inquisizione dei colpevoli da esporre alla gogna del popolo interista, in ossequio ad un moderno medioevo del calcio di oggi.
Tuttavia il pericolo più immediato che potrebbe derivare dall’ultima sconfitta è quello che l’Inter possa perdere le certezze che aveva maturato durante il cammino stagionale, fino a prima della caporetto di Bergamo.In fondo è solo una sconfitta, ma il modo in cui è maturata, unito al momento e all’importanza sulla classifica, alimenta le inquietudini e fa sorgere dubbi imprevisti, che necessitano di essere spazzati al più presto.
Che cosa vogliamo fare di questa sconfitta in definitiva? Si è già detto e scritto di tutto, resta solo da trarre qualche conclusione oggettiva che inevitabilmente si riconduce ad una mentalità di squadra ancora troppo tenera e friabile, per poter pensare in grande.
E mentre i tifosi in questi giorni si stanno già schierando tra le due fazioni pro e contro il più che probabile arrivo di Marotta all’Inter, va rimarcato che a Bergamo però non si è visto mezzo dirigente metterci la faccia, lasciando solo Spalletti come da peggior tradizione già vissuta con Mazzarri, Mancini, De Boer, Pioli, alimentando così il già noto cortocircuto comunicativo nel quale questa società periodicamente ricade.
Ora arriva una fase maledettamente complicata per una squadra che non è più quella di inizio stagione ma ancora nemmeno quello che aspira ad essere. Alla ripresa del campionato si ricomincerà col Frosinone a S.Siro, che aprirà la strada ad un ciclo terribile: a Londra per la sfida decisiva col Tottenham, a Roma coi giallorossi, a Torino con la Juve e col Psv in casa a chiudere l’ultima del girone di Champions.
Non è facile ipotizzare quale sarà l’esito di questa fase cruciale, perché ad oggi le risposte arrivate dalla squadra sono da una parte confortanti, dall’altra contradditorie. Ne è la riprova il fatto che l’Inter tra campionato e coppa non pareggia quasi mai, lo ha fatto solo con il Torino in maniera rocambolesca e col Barcellona, gettando il cuore oltre il proverbiale ostacolo.
Allarmarsi esageratamente ora sarebbe tuttavia controproducente, servirebbe solo a perdere le certezze di squadra conquistate con tanta fatica. Sottovalutare gli errori viceversa sarebbe presuntuoso. Speriamo che capiscano.
Avanti Inter.
Diego Stroppa
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