Uccidere il “pensiero unico” non è reato

Attualità

Si ripete ogni anno una farsa più o meno convincente, la protesta nelle piazze degli studenti, degli antagonisti…degli altri, insomma. Quelli che imbrattano, buttano uova contro la polizia, spaccano, gridano, insultano. E gli slogan hanno la forza di un macigno, annientano l’avversario, esaltano le ragioni del gigantesco branco. Quest’anno il nemico è Salvini reo di esistere, di pensare diversamente da loro. Per difendere i poveri migranti, per uniformarsi all’ideologia buonista, per portare avanti diritti spesso inesistenti. Le 70 piazze popolate dagli insorti sono praticamente simili, nell’inneggiare a una libertà di pensiero che è un adeguarsi a logiche dette e ripetute, molto lontane da una realtà che ha i propri limiti. Non mi riguardano i modi, la capacità espressiva, la durezza intransigente del vice primo ministro sui flussi migratori, ma mi spaventa la cantilena diventata marcia trionfale di un pensiero strisciante che convince intellettuali ed artisti, purchè siano i “privilegiati” di sinistra. E ricordo gli antifascisti di allora, quelli che avevano in tasca la ragione e gridavano “Uccidere un fascista non è reato”, e oggi urlano “Uccidere Salvini non è reato”

Salvini non accoglie, non sta dalla parte dei migranti e uccidere per il momento è bruciare le bandiere della Lega, far apparire in un cartellone la testa del ministro tagliata e impiccata a testa in giù ecc.

Perché il pensiero dominante giustifica, fa la propria lotta conformandosi ai soliti luoghi comuni. Il migrante è bello, è buono. Indifeso, ha bisogno della solidarietà di questi pseudo rivoluzionari ed è una strana simbiosi alimentata dall’odio. I fascisti e i razzisti esistono solo nelle menti conformiste della Boldrini, della sinistra radicale e non, ma questo ritorno di violenza cancella il dialogo. Lo scambio, la ricerca della verità allora sfociò in un clima insopportabile e negli attentati che fanno parte della nostra storia.

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