Ieri sera il Governo è andato sotto. Su una questione apparentemente secondaria: le norme del reato di peculato. Ma non è stato quello il punto. L’emendamento che ha provocato lo scivolone è stato presentato da Catello Vitiello, espulso per Massoneria dai Cinque Stelle, approvato con voto segreto e sostenuto, evidentemente, anche da un pezzo di maggioranza. La vulgata sostiene che gli artefici di tutto questo siano stati i Leghisti.
Ma io non credo. La Lega è un partito monolitico. E con qualche problema a gestire le sottigliezze. Credo piuttosto che questo sia stato un segnale preciso dal sottopotere, quella massa altrimenti anonima di interessi, relazioni e collegamenti che hanno sempre protetto il nostro Paese, anche nei momenti più bui. Ieri sera questo gigante silenzioso ha battuto un colpo. Il momento non era casuale: oggi la nostra finanziaria sarà bocciata dall’Europa. E qualcuno doveva salvare la Patria.
L’Italia è un sistema incestuoso da almeno due generazioni. Non esistono barriere, non esistono muri, non ci sono distanze. Le banche comprano titoli di Stato perché le fondazioni che le dirigono sono piene di politica. A sua volta, la parte Governativa del Potere le salva perché non vuol vedere affondare gli amici. Questo groviglio ha spesso creato danni, ma è stato anche una rete che ci ha consentito atterraggi meno traumatici. L’unica cosa di cui ha bisogno, per funzionare da paracadute, è un governo coeso alle spalle, che ne coordini gli sforzi. Nel 2011 Berlusconi è crollato perché aveva una maggioranza frammentata alle spalle, dopo il tradimento di Fini. Oggi tra Lega e Cinque Stelle sta succedendo lo stesso.
E nelle crepe della maggioranza si insinua lo spread. Ancora contenuto dalla BCE. Artificialmente. Ma da Gennaio salterà l’ultimo sigillo ed inizierà l’Apocalisse. Gli unici a poterci salvare sono quei paesi Europei che, nella lunga Estate di vuoto furore che ci siamo lasciati alle spalle, abbiamo insultato senza posa. E che oggi, tra poche eroe, pronunceranno la sentenza definitiva sul nostro futuro. Non ci sarà clemenza. Forse speranza. Ma clemenza no di certo. Ed a ricevere il verdetto ci sarà una maggioranza psicologicamente a pezzi, con il Movimento a fare da vaso di coccio tra vasi di ferro.
In tutto questo la nostra economia oscilla sull’orlo di un precipizio finora evitato solo dalla forza e determinazione della classe imprenditoriale più coriacea d’Europa. Che però, dopo dieci anni di idiozia militante da parte dell’Esecutivo, è stanca. Stanca di sopportare. Inferocita per l’ennesimo tradimento (il Decreto Dignità grida vendetta al Cielo). E fortemente avvelenata: oggi verrà giudicata anche lei, senza possibilità di difesa e senza colpe (o quasi…) di fronte al disastro. Siamo agli ultimi giorni di Sodoma, in cui alcuni zeloti sui social difendono ancora l’idea del bengodi con le terga altrui e qualche demente festeggia i rendimenti dei Btp (i pochi venduti) in risalita come un bellissimo segnale.
La Storia ricorderà questi giorni. E si ricorderà di noi. Saremo l’esempio di come un popolo invecchiato male, rancoroso, imbolsito possa trovarsi di fronte alla scelta tra il disonore ed il disastro, scegliere il disonore e ricevere dalla realtà, in regalo, un disastro al rallentatore.

Laureato in legge col massimo dei voti, ha iniziato due anni fa la carriera di startupper, con la casa editrice digitale Leo Libri. Attualmente è Presidente di Leotech srls, che ha contribuito a fondare. Si occupa di internazionalizzazione di imprese, marketing e comunicazione,