“Attribuire a Dio ‘non ci indurre’ suppone che Dio possa indurci a peccare. Ma nel Nuovo Testamento Giacomo dice chiaramente, nel capitolo I versetto 17, che Dio non tenta nessuno. I vescovi francesi per questo motivo già da molti anni hanno cambiato il testo”. Così mons. Benigno Papa, arcivescovo emerito di Taranto, commenta in una intervista al settimanale “Lo Jonio”, edito in Puglia, la modifica della traduzione italiana del “Padre Nostro”, che entrerà in vigore nel 2019. La frase “non indurci in tentazione” sarà sostituita da “non abbandonarci alla tentazione”. La decisione è stata presa dall’Assemblea generale straordinaria dei vescovi italiani, che si è conclusa la settimana scorsa in Vaticano. Ma si tratta di un processo cominciato molti anni fa, addirittura nel 1988, grazie ad una Commissione di Studio della quale faceva parte anche mons. Papa, allora vescovo di Oppido Mamertina (Reggio Calabria) e arrivato in Puglia due anni dopo, oggi ospite di Casa San Paolo a Martina Franca. “Finalmente – aggiunge nell’intervista – l’ultima assemblea della Cei ha trovato la soluzione definitiva a un problema che cercavamo di risolvere da trenta anni. Bisognerebbe tradurre in modo letterale ‘e non farci entrare in tentazione’, ma noi abbiamo scelto la soluzione ‘non abbandonarci alla tentazione’ innanzitutto perché quando si traduce in un’altra lingua o nella vita di tutti giorni non è necessaria una traduzione letterale ma è meglio una letteraria, che sia bella anche dal punto di vista estetico e possa soddisfare l’uomo moderno. Adottando il ‘farci entrare’ si cadrebbe in un equivoco, anche se linguisticamente possibile”. “Abbiamo preferito privilegiare – ha detto ancora mons. Papa – il senso rispetto alla questione linguistica”.
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