“Si va all’attacco diretto dell’identità femminile, perché dirsi donna non è più un fatto, ma un diritto conteso dagli uomini, come rappresentato da nuove leggi in molti Paesi. Alla binarietà maschile femminile si sostituisce la binarietà cis-trans. Essere donna è un’opzione aperta a tutti.” Di Marina Terragni nel suo ultimo libro “Gli uomini ci rubano tutto” E combatte nei suoi articoli, nel suo blog una forma di femminismo politicamente scorretto per la sinistra che ideologicamente apre ad una genitorialità che non ha nulla di naturale e di generalmente riconosciuta dall’opinione pubblica. Pochi giorni fa il Sindaco Sala che si dice aperto alle innovazioni in una città “aperta e accogliente” ha trascritto, dopo un paio di settimane dalla sentenza del Tribunale che imponeva al Comune di trascrivere l’atto della piccola Anna riportando i nomi di entrambi i padri, l’iscrizione della bimba all’anagrafe. Le polemiche non si fermano in consiglio e l’opposizione minaccia denunce, anche a sinistra c’è chi non condivide. Per il Sindaco è un atto dovuto. Ironicamente constato la felicità dei moduli genitore 1 e genitore 2 e lo sbandieramento delle bandiere arcobaleno di chi aspetta. La Terragni commenta sul suo facebook “Cioè due affittano un utero all’estero perché in patria è vietato, e poi pretendono il riconoscimento “per il bene del bambino”: la giurisprudenza francese la chiama “fraude à la loi””” e continua “In Francia -e anche in Spagna- si registra solo il padre biologico del bambino/a/ nato da utero in affitto all’estero. Il partner del padre, se vuole, può richiedere l’adozione. Se lo fanno loro, non si vede perché noi dobbiamo trascrivere il falso nelle nostre anagrafi: e cioè i due padri tout court .” E sull’utero in affitto spiegava alle domande di Tempi quando è emerso il problema
Sta dicendo che la battaglia per l’eterologa non c’entra coi diritti delle donne?
Su questo fronte c’è stato un singolare cambio di rotta del femminismo. Fino a dieci, quindici anni fa, il femminismo era estremamente critico e cauto nei riguardi delle tecniche di procreazione medicalmente assistita. Una teologa femminista radicale come Mary Daly parlava addirittura di “tecnorapina delle uova”. Per definire le donne che diventano madri con fecondazione assistita Mary Daly usava la definizione “madri maschili”. Riteneva che in qualche modo avessero rinunciato alla loro potenza materna per affidarsi alla scienza maschile, che persegue il sogno dell’utero artificiale come una sorta di Santo Graal. Non capisco perché quella cautela sia stata abbandonata, vivo questa tendenza come una resa del pensiero della differenza al mainstream dell’emancipazione. Mi stupisce anche che, sia da parte del femminismo sia da parte della sinistra in generale, il tema della prevenzione della infertilità sia totalmente ignorato. Quando parli di garantire alle donne le condizioni per fare figli ben prima dei 40 anni, o dei rischi degli ftalati, presenti in gran parte dei saponi e di altri prodotti di uso comune pericolosi per la fertilità maschile, ti guardano con sospetto. Quello della prevenzione dell’infertilità non è un business, e a maggior ragione non capisco perché ogni volta che mi capita di parlare di questo tema mi guardano come se volessi re-inchiodare le donne al destino della maternità. È paradossale: interessa a pochissimi lottare perché una venticinquenne possa avere un bambino, costruendo un mondo del lavoro mummyfriendly e condizioni materiali che non la costringano a rimandare sine die; mentre siamo pronti a mobilitarci per consentire a una cinquantenne il “diritto” di fare un figlio.
E la genitorialità è legata ai diritti delle persone omosessuali secondo lei?
Sicuramente il mercato della fecondazione assistita è interessato a questo tipo di neofamiglie. Ma a me non interessa chi va a letto con chi. Se un gay mette al mondo un figlio con una donna (che, mettiamoci il cuore in pace, per fare un figlio in qualche modo è ancora necessaria) io non ho obiezioni. Io ho obiezioni rispetto al fatto che la donna, anzi le donne, vengano cancellate. E questo accade con l’utero in affitto, con il commercio di ovociti. C’è di mezzo un mercato.”
Sintetizzando: l’adozione non interessa più a nessuno, né ai gay né agli etero, le madri in affitto fanno prosperare il mercato, registrare il compagno come genitore è un falso. La donna rimane tale di fatto.
Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano