Un egiziano stacca a morsi un pezzo di dito a un agente. Viene usato per la prima volta il taser

Milano

Esaltato, agitato, incontrollabile: una vera furia senza controllo razionale, con una spasmodica voglia di danneggiare. Un egiziano di 34 anni in via Mambretti, via periferica a metà strada tra Certosa e Quarto Oggiaro, attira l’attenzione dei passanti aggredendo senza ordine con un martello macchine, finestrini, la stessa stazione di Certosa. Una follia distruttiva che pare l’espressione di un disagio irrisolvibile, un rancore covato a lungo. E quello sfogo comune ad altri immigrati ricorda la precarietà e l’irrazionalità senza apparente futuro. Non c’è la dignità di essere una persona, un valore, ma quel desiderio insano di rivolta. Nell’accoglienza senza se e senza ma, negando quell’integrazione doverosa che sia ragion d’essere di una permanenza, creiamo potenziali mostri. A questo dovrebbero pensare Sala e Majorino. Per calmarlo e sedarlo le forze dell’ordine hanno usato per la prima volta in Italia il taser, la pistola “elettrica” in dotazione da qualche mese. Antecedentemente nel tentativo di arrestarlo i poliziotti sono stati aggrediti e l’egiziano ha staccato un pezzo di dito, a morsi a uno di loro. I medici della clinica Multimedica di Sesto San Giovanni hanno giudicato guaribile in 50 giorni il poliziotto. L’immigrato dovrà rispondere dell’accusa di resistenza e lesioni aggravate a pubblico ufficiale.

Un esempio di una follia che si espande a macchia d’olio, testimone di una civiltà dove vince il più forte, dove le regole sono un miraggio, dove la convivenza che chiede rispetto non è conosciuta e forse neppure voluta.

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