I Navigli sono il nuovo volto smart dello spaccio, ma a Sala non interessa vedere

Milano

E’ una movida radical chic, ma è diventata il centro dello spaccio per tanti ragazzi bene, abbagliati dalle luci, dalla musica, dalle risate dello sballo di cocaina. Niente a che vedere con il boschetto di Rogoredo per i poveri cristi che si nascondono “fatti” di eroina. Ma Rogoredo è nelle discussioni di tutti, nella popolarità di una Giunta che l’ha scoperto dopo due anni. I navigli non si toccano, secondo Sala, ma sono complici loro malgrado, dell’andirivieni continuo degli spacciatori istruiti a tenere con sé piccole dosi di droga. Alda Merini racconterebbe il suo disagio, il suo essere poetico lontanissimo dalla selvaggia movida di oggi. Scrive in un’inchiesta Il Foglio “In via Argelati qualcuno ha piazzato un filo spinato sull’entrata dei box, per evitare che gli spacciatori scavalchino. L’immagine è il simbolo di un assedio percepito. I capi passano oltre e stoccano al civico 40, nei box privati di cui hanno chiavi e codici d’ingresso. Chi comanda sono in parte gli stessi arrestati durante la vecchia retata del 2009. Hanno soprannomi da battaglia: Johnny, Ali, Mammuth. Arabi, ma anche italiani. Da via Argelati si arriva al parco Baden Powell. Qui lo spaccio è en plein air 24 ore su 24. Da qui, si arriva di nuovo al Naviglio: quello Grande, quello del Vicolo dei lavandai e dei pittori, quello che dopo Expo si è dato una bella rinfrescata”.  E ricordo con nostalgia la poesia dei luoghi, resa con incomparabile maestria da Arturo Ferrari. Continua l’inchiesta “Decine le denunce arrivate al sindaco di Milano Giuseppe Sala e al suo assessore per la Sicurezza. “Tutte inascoltate”, spiega uno dei rappresentanti del quartiere: “Il Naviglio va bene cosi com’è. Va bene la sua immagine ripulita da Expo che rimanda però un foto sfocata. Il naviglio sono soldi e affari, interessi, non importa se opachi come dimostrano alcuni locali”. Le fotografie sfocate non giustificano il lassimo colpevole di Sala

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