Il disagio e la delusione del mondo imprenditoriale al Nord sta per esplodere: il governo gialloverde non risponde alle speranze. Le giustificazioni sono in quel contratto che assolve contemporaneamente i desiderata degli elettori M5 e quelli della Lega, ma è come se parlassimo di un popolo che sta fermo e l’altro che vuol correre. Il compromesso può suonare stonato e Antonio Calabrò vicepresidente di Assolombarda annuncia “Ecco qua la notizia: le imprese in piazza. Quelle piccole, soprattutto. L’appuntamento è per il 13 dicembre, a Milano. Dove i dirigenti di Confartigianato hanno convocato i loro iscritti di Veneto, Lombardia, Emilia e delle altre regioni del Nord per una manifestazione di protesta contro i provvedimenti del governo previsti nella legge di Bilancio: pochi sostegni alle imprese che innovano, scarsi investimenti in infrastrutture e grandi opere, finanziamenti per pensioni e redditi di cittadinanza di sapore assistenziale e di basso impatto sulla ripresa economica.
Altre iniziative imprenditoriali sono in calendario. Confindustria ha convocato il suo Consiglio Generale, allargato a una platea di imprenditori impegnati nelle strutture dell’organizzazione (previste 1.500 persone) per il 3 dicembre a Torino, per protestare contro il blocco dei cantieri di opere pubbliche. E il 14, a Verona, hanno deciso di incontrarsi tutte le forze produttive per una manifestazione a favore dell’Alta Velocità e di altre infrastrutture giudicate “essenziali”, come la Pedemontana del Veneto.” Quasi un’insurrezione del partito del PIL, senz’altro un forte malumore per l’assenza di progetti di crescita in un territorio lavorativo esigente ed in espansione. Anche il Corriere sottolinea “La novità è che la metropoli guidata da Beppe Sala e dal centrosinistra si allea con tre città governate dal centrodestra: Monza, Sesto e Cinisello. Un patto inedito, al di là delle distanze politiche. Con il silenzio e forse dissenso del governo, che per adesso non vuol metterci né il cappello né i fondi, ma nel giro di due giorni le Olimpiadi «fai da te» e il metrò «dal basso» segnano una svolta o l’inizio di una svolta: il Nord scomparso dall’agenda politica cerca un proprio spazio. Un percorso. Che va dalla piazza «sì Tav» di Torino fino agli impianti di Cortina, passando per la centralità (non solo geografica) di Milano. “ Ed è chiaro a tutti che l’esigenza di autonomia diventa la soluzione per progredire e che l’immobilismo dell’Appendino è zavorra pesantissima e ritardo.