Siamo autorizzati a pensare. Anzi dobbiamo pensare. E riacquistare il buon senso, partendo dalla realtà. Un discorso alla città nel giorno di Sant’Ambrogio che suggerisce Metodo e consapevolezza «Credo sia opportuno un invito ad affrontare le questioni complesse e improrogabili con quella ragionevolezza che cerca di leggere la realtà con un vigile senso critico e che esplora percorsi con un realismo appassionato e illuminato…Essere persone ragionevoli è un contributo indispensabile per il bene comune. Questo evoca la solidarietà/fraternità della condivisione relazionale». E l’analisi è comprensione di un momento politico difficile, da dipanare «la ragionevolezza che si può anche chiamare “buon senso” – espressione di un senso buono -, l’intelligenza e la competenza che possono maturare in saggezza, una disposizione alla stima vicendevole che si può ritenere fondamentale per una convivenza serena possono creare consenso con argomentazioni, danno forma ad alleanze tra le forze in gioco che presuppongono l’affidabilità delle persone e delle organizzazioni che vi convergono. Occorre riscoprire la cultura e il pensiero che danno buone ragioni alla fiducia, alla reciproca relazione, a quella sapienza che viene dall’alto che “anzitutto è pura, poi pacifica, mite». Infatti “Nel dibattito pubblico, nel confronto tra le parti, nella campagna elettorale, il linguaggio tende a degenerare in espressioni aggressive, l’argomentazione si riduce a espressioni a effetto, le proposte si esprimono con slogan riduttivi piuttosto che con elaborazioni persuasive”. Tuttavia “credo che il consenso costruito con un’eccessiva stimolazione dell’emotività dove si ingigantiscano paure, pregiudizi, ingenuità, reazioni passionali, non giovi al bene dei cittadini e non favorisca la partecipazione democratica”. Ma la partecipazione democratica e la “corresponsabilità per il bene comune crescono, a me sembra, se si condividono pensieri e non solo emozioni, informazioni obiettive e non solo titoli a effetto, confronti su dati e programmi e non solo insulti e insinuazioni, desideri e non solo ricerca compulsiva di risposta ai bisogni”. Per cui si deve essere pronti “Occorre riscoprire la cultura e il pensiero che danno buone ragioni alla fiducia, alla reciproca relazione”. «In questo contesto di un cantiere europeo al quale rimettere mano – prosegue l’Arcivescovo – il nostro Paese adotta come punto di riferimento fondamentale per la convivenza dei cittadini e la visione dei rapporti internazionali la Costituzione della Repubblica italiana». Ma le difficoltà emergenti sono evidenti «si devono nominare tra le problematiche emergenti e inevitabili: la crisi demografica che sembra condannare la popolazione italiana a un inesorabile e insostenibile invecchiamento; la povertà di prospettive per i giovani che scoraggia progetti di futuro e induce molti a trasgressioni pericolose e a penose dipendenze; le difficoltà occupazionali nell’età adulta e nell’età giovanile e le problematiche del lavoro; la solitudine il più delle volte disabitata degli anziani. Queste problematiche sono complesse e non si può ingenuamente presumere di trovare soluzioni facili e rapide. Ma certo la complessità non può convincere a rassegnarsi alla diagnosi e all’elenco dei fattori di disagio». Un appello è doveroso «Invito coloro che hanno responsabilità nella società civile ad affrontare con coraggio le sfide, nella persuasione che questo territorio ha le risorse umane e materiali per vincerle. E nella mia responsabilità di vescovo di questa Chiesa confermo che le nostre comunità sono pronte, ci stanno, sono già all’opera».

Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano