Attila segue Giovanna d’Arco, che aprì la Stagione 2015/2016, e prelude a Macbeth. Ildar Abdrazakov, basso russo, è il protagonista; Saioa Hernández, soprano spagnolo debuttante alla Scala, interpreta Odabella; Fabio Sartori Foresto e George Petean Ezio. Francesco Pittari e Gianluca Buratto nei ruoli di Uldino e Papa Leone. Il Coro della Scala e il Coro di Voci Bianche dell’Accademia Teatro alla Scala saranno diretti dal Maestro Bruno Casoni.
Temistocle Solera trasse l’ispirazione del libretto (che non piacque a Verdi e fu rivisto seguendo le sue indicazioni da Francesco Maria Piave) dalla tragedia Attila, König der Hunnen (1809) di Zacharias Werner, singolare figura di poeta romantico che divenuto sarcerdote cattolico infiammò con i suoi sermoni le platee del Congresso di Vienna e di cui Verdi era venuto a conoscenza attraverso le citazioni contenute in De l’Allemagne di Madame de Staël. Rispetto al dramma di Werner, il libretto attenua il contrasto tra la brutale integrità di Attila e la moralità contraddittoria dei suoi avversari italiani. Verdi lascia sullo sfondo storico le interazioni tra i personaggi e cerca, sotto lo slancio eroico, una fragilità psicologica. Dopo l’entrata che anticipa i furori di Lady Macbeth, Odabella mostra lirismo e vulnerabilità, Attila fa i conti con incubi e forza del sovrannaturale. Inedita l’ambiguità di Ezio, valoroso generale romano disponibile al compromesso, più convenzionale risulta Foresto. Per lui esistono due arie raramente eseguite per l’ultimo atto: Verdi scrisse la romanza “Sventurato! Alla mia vita” per il tenore Ivanoff (amatissimo da Rossini) che la eseguì a Trieste nell’autunno 1846 e “Oh dolore!” per Napoleone Moriani in occasione della prima scaligera: quest’ultima tornerà nell’edizione 2018, insieme ad alcune battute scritte scherzosamente da Rossini per l’inizio del III atto conservate nella collezione del Museo Teatrale. Attila è molto importante anche per il coinvolgimento diretto del compositore nelle scelte riguardanti l’allestimento. Verdi volle l’inserimento di effetti di luce nella scena della tempesta e sorgere del sole nel Prologo e dedicò molta attenzione alle scene di massa. La prima assoluta, il 17 marzo 1846 a Venezia (città lusingata dal Maestro con la scena della tempesta e levar del sole a Rio Alto) fu un successo cui seguirono riprese a Trieste (città vicina ad Aquileia, dove si finge l’azione) e a Milano, dove il 26 dicembre 1846 aprì la Stagione di Carnevale. L’entusiasmo del pubblico garantì 31 rappresentazioni e il ritorno tre anni dopo in un nuovo allestimento, sempre per l’inaugurazione, che si inseriva in un clima accesamente patriottico dopo l’abdicazione di Carlo Alberto a Novara il 23 marzo e la resa di Venezia all’assedio austriaco (22 agosto).
Dopo il successo del debutto scaligero con Tamerlano di Händel nel settembre 2017, il regista torinese Davide Livermore torna al Piermarini firmando Don Pasquale diretto da Riccardo Chailly nel 2018. Con Attila la collaborazione tra regista e direttore si rinnova su un titolo complesso, in cui Verdi sperimenta soluzioni drammatiche e musicali nuove. Livermore non precisa il tempo dell’azione, che si colloca tra gli orrori di una terra d’occupazione del secolo scorso, illumina la psicologia della vendetta di Odabella e la fragilità che mina il senso di onnipotenza del protagonista. Livermore si confronta con l’esigenza di Verdi di trovare nuove soluzioni scenografiche per creare un allestimento suggestivo e spettacolare: le grandi scene della tempesta e dell’alba a Rio Alto e del sogno di Attila permettono di impiegare le risorse tecnologicamente avanzate del teatro odierno.
Ildar Abdrazakov è al suo terzo 7 dicembre. Dal debutto ne La sonnambula nel 2001 ha cantato alla Scala ne La forza del destino, Macbeth, Samson et Dalilah, Iphigénie en Aulide, Fidelio, Moïse et Pharaon, Carmen, Lucia di Lammermoor, Les contes d’Hoffmann, Le nozze di Figaro, Don Carlo e Ernani oltre che in numerosi concerti. Dotato di una tecnica vocale e di qualità sceniche che gli permettono di affrontare un vastissimo repertorio, Abdrazakov nel solo 2018 è stato Figaro ne Le nozze e Assur in Semiramide al Metropolitan (che lo ha recentemente festeggiato per le sue 150 rappresentazioni), Attila al Liceu, Boris in Boris Godunov all’Opéra di Parigi e Mustafà ne L’italiana in Algeri al Festival di Salisburgo prima di tornare come Silva e Attila alla Scala.
Saioa Hernández, Odabella, è al debutto al Teatro alla Scala. Nata a Madrid, ha studiato con Francesco Galasso, Vincenzo Scalera, Renata Scotto e Monsterrat Caballé. Si è concentrata sui grandi ruoli belcantistici con titoli come Norma a Trieste e in diversi teatri italiani.
L’opera, in diretta su Rai 1, coinvolge 37 luoghi di Milano con la Prima Diffusa, cioè eventi dedicati all’opera e al mondo verdiano in centro e nei nove Municipi. Al Mudec da non perdere un incontro con il Maestro Fabio Sartorelli (che riesce a far comprendere anche ai meno colti la bellezza dei brani più famosi e la genesi dei libretti). Coinvolti luoghi simbolici come gliIstituti penitenziari San Vittore e Cesare Beccaria, la Casa dell’Accoglienza ‘Enzo Jannacci’, il Teatro Rosetum oltre a nuove sedi come i tre grandi alberghi Hotels Four Points by Sheraton, Double Tree by Hilton e Grand Hotel Villa Torretta. Ampio il numero delle proiezioni in diretta nei municipi: dal Barrio’s al MuDec, dal Borgo Sostenibile Figino a Villa Scheibler, dal Teatro Munari fino al Mercato Comunale Ferrara.
Laurea Magistrale in Lettere Moderne. Master in Relazioni Pubbliche.
Diploma ISMEO (lingua e cultura araba). Giornalista. Responsabile rapporti Media relations e con Enti ed Istituzioni presso Vox Idee (agenzia comunicazione integrata) Milano.