Sono passate da poco le 5.30 quando i carabinieri suonano alla porta dell’appartamento 46 di via Lorenteggio 140, periferia ovest di Milano. Dentro dorme Niccolò Alberto Bosacchi, 28enne, laureato in Filosofia con 110 e lode, ufficialmente correttore di bozze, antagonista con due pagine di precedenti, uno dei leader del Comitato Abitanti Giambellino Lorenteggio e tra i principali organizzatori della gestione parallela dell’assegnazione delle case popolari nel quartiere. “In questa casa c’è tanta polvere, sporco e tanti libri. Non troverete altro”, dice ai militari che gli notificano l’ordinanza di custodia cautelare per associazione per
delinquere finalizzata all’occupazione abusiva di immobili di proprietà pubblica e alla resistenza a pubblico ufficiale. Nel provvedimento firmato dal gip Manuela Cannavale su richiesta del pm Piero Basilone, ci sono i nomi di altri 8 antagonisti che rispondono dello stesso reato: Marco Stefano Benedetto Bolognini (26), Clelia Elena Mercedes Contestabile
(32), Nicolò Fasiello (25), Mirko Lavezzoli (33), Virgilio
Moscatiello (58), Federica Ruggeri (29, Lisandro Lemus Parra
(colombiano di 62), Delvis Jannet Condori Vasquez (peruviano di
40). Hanno tutti molti precedenti. L’operazione “Domus libera” è iniziata nell’ottobre 2016 dopo che un gruppo di militanti del centro sociale “Base di solidarietà popolare” di via Manzano (oggi sequestrato) aveva aggredito alcuni agenti impedendogli di sgomberare un alloggio Aler. Oggi viene contestata per la prima volta a Milano il reato di associazione a delinquere in relazione alle occupazioni abusive. “Non sono azioni alla Robin Hood per dare casa a chi ne ha diritto – ha spiegato il procuratore Alberto Nobili -. Il fine dell’equità sociale è solo una ipocrisia perché gli
antagonisti non rispettavano le graduatorie e assegnavano le
case ad amici e a chiunque garantisse supporto al gruppo,
allargando in questo modo la base del consenso nel quartiere”.
Gli indagati a vario titolo sono 75, le occupazioni organizzate
almeno una cinquantina. C’era chi cercava le case vuote, chi le
apriva, chi le ristrutturava e chi realizzava gli allacci
abusivi. “Gli arrestati non hanno guadagnato soldi, motivo per cui sono stati concessi i domiciliari – ha continuato Nobili – ma
l’obiettivo era allargare la base contro le istituzioni in puro
stile anarco-insurrezionalista”.
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