Mentre il governo del cambiamento litiga con i tecnici perché gli riempiono di scarabocchi la manovra del popolo (sono numeri, ma loro non lo sanno), escono i primi, gloriosi, dati, sul clima che si respira nell’Italia che produce. L’altra Italia. Quella che non si arrende. Quella che, anche l’anno prossimo, rinuncerà alla tentazione del reddito di cittadinanza. Ed i numeri sono impietosi. La fiducia delle imprese è a picco. Veleggia serena verso i livelli del 2016, segnalando un rischio recessione. Perché, vi domanderete voi. Vediamo di analizzare quello che Facebook, insieme a molta stampa, si è dimenticato di raccontarvi sull’anno che verrà per gli imprenditori.
Dopo aver stappato lo spumante, parte la fattura elettronica. Evviva. Un sistema inutile, macchinoso, dispendioso in termini di ore di lavoro perse e pericoloso, in termini di rischio di controlli. Un macigno, anche psicologico, che serve per eliminare un mostro immaginario, quello dell’evasione imprenditoriale, che serve solo a tenere buoni i dipendenti statali rassicurandoli sulle colpe dell’attuale situazione. Anche perché, di fondo, sappiamo che il sistema crollerà nei primi tre giorni. E già il cliente, se può non paga. Figuratevi se si può nascondere dietro una ragione legalmente fondata, come il mancato invio delle fatture da parte dell’Agenzia delle Entrate. Oltre ai costi, quindi, le mancate entrate.
Subito dopo, ci sono sei miliardi di tasse in più su chi produce. Sono sotto forma di minori sgravi, ma la sostanza è quella: cacciate i denari. Per i più grandi, inoltre, questo si va ad aggiungere ad un costo del lavoro che aumenta implicitamente. Il ricambio dei lavoratori precari voluto col decreto indegnità, porta a perdere risorse parzialmente formate o addirittura del tutto formate, in favore di gente che quel posto di lavoro non l’ha mai visto. Tutti questi sono costi, occulti, ma pesanti. E sono anche lacrime, amare, di padri e madri di famiglia che vengono lasciati a casa perché uno che viene da una gloriosa tradizione di precariato aveva deciso che sfamare i propri figli era indegno.
Infine, c’è forse il fattore meno discusso, ma forse che più incide sul sentiment: la totale incertezza. Ad oggi, alla pubblicazione di questo mio pezzo, ancora non conosciamo il testo definitivo della manovra. Siamo al 22 Dicembre. Si rischia un esercizio provvisorio. E la situazione, alla raccolta delle opinioni era forse peggiore. Questo è il governo dell’incertezza. Una sparata al giorno, un’idiozia all’ora. Una diretta a ministro. Una cretinata a sottosegretatio. Investire in queste condizioni è, a dir poco, demenziale. E le conseguenze si riflettono anche sui consumatori. Per la prima volta da anni le due curve tornano ad avvicinarsi. E non è un bel segno.
Laureato in legge col massimo dei voti, ha iniziato due anni fa la carriera di startupper, con la casa editrice digitale Leo Libri. Attualmente è Presidente di Leotech srls, che ha contribuito a fondare. Si occupa di internazionalizzazione di imprese, marketing e comunicazione,