Tra i due alleati le cose non vanno benissimo. Salvini, dovendosi dare un voto, non arriva oltre il 7. Non proprio una cosa esaltante. La frase che accompagna valutazione è del tutto significativa: siamo solo all’inizio. Potrebbe essersi accorto di un piccolo dettaglio: trovare i soldi era la metà del lavoro più facile. Quella più complicata è far funzionare le misure. E qui siamo davvero, davvero indietro. Le due misure sono sotto finanziate e nonostante i fogliettini riasuntivi di Di Maio le difficoltà stanno diventando davvero difficili da superare.
Partiamo dal primo e principale problema: i 6,7 miliardi per il reddito di cittadinanza. Una nota, anche personale: il Blog delle Stelle, per venire incontro alle capacità mentali dei suoi lettori, fa quattro paginette con cui spiega perché servono meno soldi per sto benedetto reddito. Partendo da due assunti: non tutti lo chiederanno (perché non si sa) e ci vediamo ad Aprile (stima comunque ottimistica, lo dicevamo già ieri, visto che la riforma dei Centri per l’Impiego ancora non si vede). Quindi per quest’anno servono pochi soldi. Solo che questa pirotecnica dimostrazione non ha convinto tutti. In particolare, la Lega appare scettica.
I problemi sono due. Uno puramente economico: queste misure generano comportamenti distorsivi, tipo false separazioni, figli che cambiano casa per abbassare l’Isee, immobili fintamente venduti o donati. Questo rende molto, molto elastica la platea. Inoltre, sei talmente tirato coi conti che basta un nulla, un errore anche minimo e crolla tutto. Poi c’è un problema simbolico e territoriale. A ragione o a torto, al Nord l’idea è che questi soldi non si vedranno molto nelle valli Alpine. Mentre, di sicuro, gli aumenti di tasse ed i tagli alle pensioni, li hanno pagati quasi tutti i nostri simbolicamente, questa manovra è il contrario di quello che il Nord sogna. La Lega quindi è due volte a disagio. Aggiungeteci che in tre mesi ci possono essere decine di manine all’opera, e capirete cosa inquieta Giggino.
Dall’altra parte, il “superamento della Fornero” come dice una grafica del nostro bibbitaro preferito, ha qualche lievissimo problema. Intanto nessuno ci ha detto come verranno pagati i TFR degli Statali che ne approfitteranno. E che, a mio personale giudizio, saranno quelli più rappresentati. Contate che la decurtazione del 20% degli stipendi è tanto meno pesante quanto più si sale come stipendi. Il TFR dei propri dipendenti lo Stato non lo ha mai accantonato. Quindi lo deve tirare fuori, anche a rate, ma comunque ex novo. E questi soldi non sono conteggiati da nessuna parte.. Inoltre, checché se ne pensi, è una misura a numero chiuso. Quindi la Fornero resta dov’è, si fa solo una salvaguardia con un nome diverso.
Sempre che i soldi bastino, perché anche qui la cosa non è chiarissima. Insomma, dopo l’euforia di ieri sera, tre mesi difficili aspettano i due vice. Che possono comunque consolarsi: saranno comunque meglio di quelli degli Italiani.
Laureato in legge col massimo dei voti, ha iniziato due anni fa la carriera di startupper, con la casa editrice digitale Leo Libri. Attualmente è Presidente di Leotech srls, che ha contribuito a fondare. Si occupa di internazionalizzazione di imprese, marketing e comunicazione,