Un 2019 Liberale: l’anno dell’Apocalisse?

Attualità

Iniziamo dalla fine. Letteralmente. No, secondo me no. Non verrà giù tutto. Ma ci andremo vicino come poche altre volte nella storia della Repubblica. E da liberali è una preoccupazione che non possiamo ignorare. Iniziamo con un breve calendario dei primi sei mesi:

  1. Domani finisce il Quantitative Easing. Ovvero l’acquisto da parte della BCE di nostri titoli di debito. Questo vuol dire diventare improvvisamente vulnerabili sui mercati, esposti di nuovo alla sacrosanta decisione degli operatori economici globali, senza la droga di Draghi. Come ci presentiamo all’appuntamento? Imbolsiti. Stanchi. Con una manovra senza spunti, senza innovazione e con due spicci di carità. Poteva andare peggio. Ma di sicuro non siamo in forma.

  2. Tra Marzo ed Aprile entreranno in vigore i provvedimenti chiave della finanziaria. Cosa succederà quando al gente scoprirà la vera estensione del reddito di cittadinanza? E quando si candideranno ad uscire mezzo milione di persone e scopriranno che “l’abolizione della Fornero” è solo uan finestra e pure stretta?

  3. Maggio vede la campagna per le Europee con le elezioni organizzate il 26. In Italia vinceranno i populisti, è scontato. Ma in Europa no. In Europa rivinceranno popolari e socialisti. Quindi non ci sarà alcuna spallata. Salvini sarà isolato. Ed a quel punto?

Ci sono due possibili scenari dopo Giugno: business as usual, ovvero tutto come prima. L’Europa ha una sua inerzia che non possiamo far deragliare neppure noi. Ci verranno richiesti altri sacrifici che fingeremo di fare. Poi a Dicembre la realtà ci colpirà ed avere l’Iva al 25%. Oppure ci sarà il crack. Una voce. Una paura diffusa. Insolvenza. Spread a 500 e Troika. E ci rivediamo fra sette anni, con quelli che saranno sopravvissuti.

In tutto questo cosa può fare un liberale? L’unica cosa giusta: predicare il buon senso. Il debito pubblico esiste, è un problema, è fuori controllo ed è figlio della spesa pubblica. Le tasse ne sono il frutto avvelenato. Non possiamo spendere più. La spesa pubblica non è la ricchezza di una nazione, è un furto di scala generazionale: spostiamo i costi sulle spalle dei figli perché i padri ne godano i vantaggi. Non esiste alcun diritto a farsi mantenere dal paese. L’Europa funziona male, probabilmente, ma l’irresponsabilità fiscale non è una soluzione. Il mercato è la soluzione. La libertà è lo scopo. La prosperità sarà la conseguenza.

Non c’è nulla di pirotecnico, nulla di realmente nuovo. Ma la verità è vecchia quanto il mondo, non dovremmo stupirci che il buonsenso non ami la spettacolarizzazione. Prima o poi la sbornia populista passerà e ci sarà la mattia dopo. Dolorosa, piena di vergogna ed amara. Dobbiamo prepararci. L’alba sorgerà, la festa finirà e, come sempre è successo, toccherà a noi pulire. Buon anno Liberale. Non la parte più divertente da cui stare. Ma quella giusta per chi ama questo paese.

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