La cura detox delle Borse globali

Attualità

Avvertenza: le cure detox non fanno quello che crediate facciano. Per fortuna le Borse globali non sono esseri viventi, quindi possono godere al massimo di questa disintossicazione. Ma, esattamente di che parliamo? Facciamo alcuni passi indietro. A posteriori, dal 2008 ad oggi, nell’economia non è cambiato nulla. O comunque molto poco. In particolare, il settore pubblico continua felice a tassare e spendere come se non ci fosse un domani. Solo che nel 2008 sembrava stesse per finire il mondo e l’anno scorso invece era tornato tutto alla normalità. Come mai? Al contrario di quello che vi hanno raccontato, la principale causa di tutto è sempre la stessa: c’era troppo denaro a basso costo. Questo sballava le scelte, favoriva la nascita di prodotti a rischio sempre più alto (come i derivati) e gonfiava la bolla. Poi è arrivata la crisi.

E come ne siamo usciti? Stampando PIU’ denaro a costo sempre più basso. Otto anni dopo, i governatori delle due principali banche centrali, BCE e FED, hanno chiuso i rubinetti. Ed il paziente tossicodipendente, cioè il mercato finanziario, è andato in crisi. Ha avuto un crollo emotivo, rendendosi conto che la droga non ci sarebbe più stata. Ancora più della riduzione delle dosi ha potuto la prospettiva futura. Ma perché questa scelta delle Banche Centrali? Perché, buoi presenti dentro o meno, quella stalla andava chiusa. Al più presto. Per il bene di tutti. Sperando che non sia troppo tardi. Troppo tardi per cosa? Per evitare un altro disastro globale.

Vedete, tutti gli epifenomeni (guerra commerciale, crollo di Apple, shutdown Usa) sono i segni di qualcosa di più profondo: i mercati stanno realizzato che è finita la pacchia e si preparano al lungo inverno del nostro scontento. Non è un brutto segnale. È il momento, forse anzi l’ora è tarda, di tornarne con i piedi per terra. Certo, meglio sarebbe se il valore della moneta non fosse deciso a livello centrale, ma non siamo utopici: tra inflazione e deflazione, la seconda è sicuramente migliore, almeno per chi sa contare. In tutto questo si innesca un altro movimento epocale, che è il riequilibrio di Cina ed Usa. Gli Stati Uniti hanno tollerato per 20 anni che Pechino facesse quello che voleva. Adesso la pazienza si è esaurita.

In sostanza: non è l’Apocalisse, ma il riequilibrio necessario di molti squilibri. Questo non vuol dire che non sarà doloroso, che non avrà ripercussioni, che non costerà. Ma certi prezzi vanno pagati. Certo, non fossimo un vaso di coccio, perso a discutere con se stesso di reddito di cittadinanza ed amenità varie, sarebbe meglio. Ma così è, se vi pare. Ed anche se non vi pare affatto, dopotutto.

Intanto oggi c’è un primo tentativo di rimbalzo. A dimostrazione che, a tenere i nervi saldi, se ne esce in qualche modo.

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