Cosa spiega una contrazione della produzione così severa in Italia? Il fatto che dietro la caduta, particolarmente intensa peri beni intermedi vi sia una combinazione di due diverse debolezze: quella della domanda estera (dovuta ai venti di recessione globali) e quella della domanda interna, come spiega Loredana Federico, capo economista per l’Italia di Unicredit. È vero che non si tratta di una questione solo italiana, ammette l’economista Sergio De Nardis, ma tutta italiana è quella debolezza della domanda interna che ha sofferto per le prolungate incertezze politiche degli ultimi mesi. «Incertezze – commenta – di cui si sarebbe fatto volentieri a meno».(Sole 24 Ore)
Il settore delle costruzioni e delle grandi opere risente del clima politico che si è creato in Italia e delle contrapposizioni attorno non solo alla Tav ma anche alle opere minori. I rischi che tutto ciò comporta non solo sulle nostre aziende di eccellenza ma anche sulle Pmi del mattone sono evidenti e non è un caso che nella prima uscita del 2019 il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia abbia centrato il tema «cantieri da aprire». (Corriere)
Imprenditore pessimista è un ossimoro, non ammesso. Eppure i timori, la preoccupazione di risprofondare nelle sabbie mobili dei fatturati negativi, dei margini compressi, del credito difficile si avvertono tutti, forti e chiari, a maggior ragione dopo che l’Istat ha certificato — con il meno 2,6% della produzione industriale — ciò che per gli imprenditori era già solare… Ci sono però anche le incognite tutte italiane: una manovra, pur rivista, che continua a non piacere alle imprese — eufemismo — perché sbilanciata sul lato della spesa pubblica. Per non parlare del peso del Fisco, destinato a crescere. Il vuoto pneumatico nella politica industriale di medio termine. E il costo dei prestiti bancari, in crescita. Traducendo in cifre: solo una su tre fra le imprese dell’area Milano, Lodi, Monza e Brianza, la più industrializzata del Paese, prevede per il 2019 un aumento del fatturato. (Repubblica)
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