Qualche giorno fa sono state pubblicate le motivazioni di una sentenza esemplare del giudice Roberto Crepaldi che faceva ben sperare per il decoro delle nostre città. Il graffitaro poeta Ivan, all’anagrafe Ivan Tresoldi, è stato condannato a 500 euro di multa e a risarcire il Comune, in seguito alla denuncia di una guardia ecologica che lo aveva visto imbrattare un muro della biblioteca della Bicocca.
Il Giudice rileva il valore artistico dell’opera, che riproduceva un verso di poesia, nel caratteristico stile di Ivan. Sentenzia però che prevale il diritto del proprietario dell’immobile di disporre del proprio bene. In altri termini se il proprietario vuole, può farsi dipingere la facciata, altrimenti può rimuovere il graffito anche quando sia una opera d’arte e naturalmente può denunciarne l’autore.
Una sentenza così lineare da sembrare addirittura banale a ogni persona munita di buon senso. Ma ecco subito una notizia che invece va in senso opposto. ll Comune di Milano, sulla spinta di alcuni residenti e di un fantomatico progetto del “bando periferie” (spreco di soldi pubblici!), vuole intervenire per obbligare un condominio di Via Brembo a mantenere un murales di ZED1. Si tratta di una parete cieca su cui però la concessionaria pubblicitaria Clear channell vuole posizionare alcuni impianti pubblicitari. Il tutto, sia ben chiaro, dietro il pagamento di un canone di affitto al condominio in questione e dopo aver ottenuto una autorizzazione dal Comune. Ora l’Assessore alla Cultura del Comune di Milano sostiene che siccome il murales di ZED1 è molto bello, è arte e quindi bisogna mantenerlo,manco esistesse un vincolo della Sovrintendenza.
Che decidano i proprietari dell’immobile, e non il Comune cosa fare sull’eventuale rimozione. Speriamo che il Comune di Milano, che ha un rispetto per la proprietà privata pari ai soviet, si occupi di far ripulire dal degrado i tanti monumenti ed edifici pubblici imbrattati e rispetti le leggi e i diritti dei proprietari dell’immobile.
Alla fine la concessionaria di pubblicità Clear Channell, che già dispone di impianti pubblicitari più piccoli su un lato della parete, ha preferito ritirare la domanda di iingradimemento dell’impianto pubblicitario per sfruttare ĺ’effetto immagine . Ma rimane il fatto che in questa città la proprietà privata è meno tutelata di chi imbratta.
Fabrizio De Pasquale ha 60 anni, è sposato, padre di 2 figli e vive a Milano. Laureato in Scienze Politiche, è stato Capo ufficio stampa di varie aziende e del Ministero dei Beni Culturali. Ha lavorato per RAI ed Expo2015 e per un centro media. E’ stato per 24 anni Consigliere e poi Capogruppo di Forza Italia a Palazzo Marino. Conosce bene Milano ma non smette mai di scoprire i problemi e le eccellenze che la metropoli produce ogni giorno. E’ Direttore e amministratore di Milanopost dal 2014 e crede nel ruolo dell’informazione locale per migliorare la città e i suoi abitanti.