Pacatamente, ma con irremovibile fermezza al discorso ampio di Sala, risponde Stefano Parisi. Ed evidenzia le parole al vento, il nulla di fatto nelle periferie, l’aumento della povertà, sintetizzando che il modello di sviluppo proposto da Sala è sbagliato. E sbagliato è il riproporre grandi eventi che non creano ricchezza diffusa. Queste le dichiarazioni di Parisi “Oggi (ieri ndr) il Sindaco Sala ha risposto su molte questioni che riguardano Milano. Nel ribattere a Salvini che le politiche della sua Giunta non sono per ricchi ha dimostrato di essere stato punto sul vivo.” Lo afferma in una nota Stefano Parisi, leader di Energie per l’Italia, commentando le dichiarazioni rilasciate dal sindaco di Milano Giuseppe Sala nel corso del Forum Ansa, il primo di una serie dedicata ai sindaci delle grandi città sulle policy e le strategie delle metropoli italiane. “A Milano di fatto esistono due città, – prosegue Parisi – una è ricca e l’altra, molto più vasta, è abbandonata alla povertà. Il modello di sviluppo è sbagliato, fondandosi su una continua riproposizione di grandi eventi che non creano benessere diffuso ma solo fiammate di risonanza mediatica. A parte questo, non si legge di alcun progetto per il futuro. Le misure contro l’inquinamento si limitano al blocco delle auto diesel, mentre sui sistemi di riscaldamento Sala rimanda al governo perché finanzi il cambiamento delle caldaie. Sulle periferie, che aveva definito la sua “ossessione”, si difende dicendo che in altre città sono peggio che a Milano. Per quanto riguarda i Navigli, dopo il gran parlare che se ne è fatto, Sala afferma che sul progetto sono fermi. Ema è stata un flop. Sulle Olimpiadi incombe la minaccia della Svezia. Sulla sicurezza chiede risorse a Salvini. Rimane l’aumento del biglietto Atm a 2 euro. Il Sindaco esclude altre tasse ma annuncia il taglio di alcuni servizi, non sappiamo quali. La reputazione internazionale di cui parla Sala è ancora quella che deriva dagli interventi lungimiranti e di visione di Albertini e della Moratti, da City Life a Porta Nuova passando per le metropolitane fino ad arrivare all’Expo. Ne parleremo a Piattaforma Milano sabato prossimo, 19 gennaio, al Franco Parenti insieme alle associazioni no profit, ai corpi intermedi, ai consiglieri comunali e di municipio dei partiti che aderiscono al progetto di creare un’alternativa liberale e popolare per Milano.
Milano Post è edito dalla Società Editoriale Nuova Milano Post S.r.l.s , con sede in via Giambellino, 60-20147 Milano.
C.F/P.IVA 9296810964 R.E.A. MI – 2081845
Molto si potrebbe dire, ma basta limitarsi a pochi spunti.
Anzitutto, i grandi eventi: sono sbagliati? Chissà dove era Parisi durante Expo Milano 2015 fortissimamente (e intelligentemente) voluto da Letizia Moratti.
Gli appelli al Governo su teleriscaldamento, sicurezza e altro: e a chi dovrebbe rivolgersi un sindaco, tanto più se sindaco di una città che tantissimo paga sotto forma di tasse e poco o nulla ottiene in cambio? Lo stesso dicasi per il taglio dei servizi, che sarà (sarebbe) attuato non solo da Milano, ma anche da giunte vicine a a Parisi. Del resto, se un governo prende sempre di più e nulla eroga in cambio, i sindaci cosa dovrebbero fare?
Le periferie: il problema esiste da decenni ed interessa trasversalmente le giunte che hanno governato Milano, con l’aggravante che il governo gialloverde aveva bloccato (non solo per Milano) i fondi. Se Parisi fosse stato al posto di Sala, avrebbe avuto in prima persona la gradita sorpresa.
Navigli: quando arriveranno i finanziamenti… del resto, se il progetto fosse andato avanti anche in mancanza di soldi, sai le urla dei suoi avversatori…
Il flop di Ema: Parisi dimostra di non avere compreso la colossale truffa messa in atto dagli olandesi con il benestare dell’Europa. E dire che anche molti della sua parte politica hanno denunciato la pastetta.
Olimpiadi: quella di Stoccolma non si chiama minaccia, ma concorrenza. Del resto, se Milano avesse corso da sola, qualcuno sarebbe stato pronto a dire “Per forza, vincono”…
Infine: personalmente ritenevo Parisi persona seria e buon candidato, proprio come Sala. Invece, incassata la sconfitta, ha lasciato il consiglio comunale. Come si può pensare, ora, che abbia a cuore Milano?