Majorino ci ripensa. Le europee è meglio saltarle. Dopo che in molti avevano tirato un sospiro di sollievo all’idea che l’assessore più rosso delle ultime due giunte si togliesse di torno, ecco la delusione: Majorino resta a Milano. In fondo ha ancora due anni da giocarsi come lato sinistro della coalizione che sostiene Sala (nel frattempo reclutato da Calenda per l’esercito dei sinistri col rolex) e in caso di insuccessi può sempre scaricare la colpa su alleati non abbastanza coraggiosi, se invece vince qualche sfida può riproporre il tema di quanto sia stata utile la spinta da sinistra. Insomma stando in seconda linea può comunque governare, e come diceva Ulisse in un film da dietro può persino indirizzare chi sta davanti (chiedere a Gigi e Matteo per conferma). Se invece si buttasse in un agone vero e fuori dai limiti di quella che è una grande città a parole più che per dimensioni, potrebbe schiantarsi e scoprire che in fondo non è così piazzato bene e non pesa così tanto quanto crede. Per ribadire ai suoi che ha un peso però rilancia quello che ormai è un classico: una manifestazione a favore dell’accoglienza, ecc, ecc. Muove migliaia di persone, questo è innegabile e ha un valore politico e comunicativo, ma così non rischia. Resta comunque in seconda linea, aspetta gli errori altrui e coltiva il suo consenso. In fondo tra un paio d’anni si torna a votare e Milano è rimasta più di sinistra del Paese. E se non si candida Salvini a sindaco di Milano sono pochi gli avversari che non sono alla sua portata.
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