Dopo aver tanto parlato di inclusione sociale, l’idea vincente di Calenda include nel Pd tutte le sigle di sinistra sparpagliate un po’ ovunque, senza fortuna. Un listone insomma denominato «Manifesto per la costituzione di una lista unica delle forze politiche e civiche europeiste alle elezioni europee» per raccattare le briciole di un partito che ha avuto momenti di gloria. Il listone è un mantra già ipotizzato dalla Boldrini, dopo il fallimento di LEU. E comunque della serie: l’unione fa la forza. Non è sempre così, ma la speranza di chi continua a litigare, la parola unione prefigura una tregua. Ma c’è una novità rilevante: sparisce il simbolo PD, si dissolve perché potrebbe essere negativo, ricordare vecchi fallimenti, ma essere innovativo. Inutile dire che Sala è promotore, protagonista e sogna. Il film che scorre gli dà centralità nella narrazione e lui è sempre presente, con l’eloquio brillante, il sorriso di circostanza, il garbo di un “signore”. No, non dovrà più indossare quelle magliette popolari del Che, salutare col pugno chiuso…siamo in una nuova era senza il simbolo del partito. E il nuovo De Gaulle milanese presenta la grandeur di Milano come esempio a livello nazionale, ma è ristretta ai Bastioni, con le ristrutturazioni solo promesse, con i progetti fermi, con una cassa ricca di tasse e di multe, con il vanto di opere volute e realizzate da altri, con l’abbandono di ciò che neppure conosce, cioè le periferie. (Vedasi nel dettaglio l’articolo di ieri di Fabrizio De Pasquale) La sinistra beve quel film e si esalta, perché sempre di un film immaginato parliamo e ognuno, in mancanza di un sano realismo, inneggia al modello Milano di Sala. Esportarlo sarebbe negare la visione vera di una città, autoincensarsi di ideologia, ma soprattutto rinnegare quella vocazione per i non abbienti e per chi fatica che una sinistra dovrebbe avere. Hanno perso, i piddini, perché non hanno saputo intercettare i bisogni, quelli veri, del popolo, ma l’uomo qualunque, a Milano, aspetta ancora l’attenzione dovuta. Evidenziava ieri Stefano Parisi «l’amministrazione Pd dopo più di sette anni di governo della città, vive ancora dei successi e dei grandi progetti di sviluppo delle amministrazioni di centrodestra, e, al di là dei tanti annunci, non è stata in grado di affrontare in modo concreto i gravi problemi di disagio sociale e di degrado ambientale di Milano».

Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano