Il Comune è molto interessato alle regole e all’abusivismo: è la linea rigorosa adottata per sfrattare dalle acque del Naviglio Pavese 4 storici barconi utilizzati come locali da 30 anni. I barconi potrebbero parlare delle loro finalità di divertimento, con le tasse relative pagate, potrebbero addurre i 30 anni di destinazione d’uso, potrebbero sciorinare film di romanticismo, di crescita, di vita. E infine potrebbero far valere quell’appeal che è anche storia di Milano. Ma i barconi non hanno la parola, non sbandierano manifesti di aggregazione, non sono il Lambretta, il Cantiere, il Leoncavallo. Sono stati messi all’asta partendo da una base di 10mila euro entro il 25 febbraio. Sfrattati, insomma. E sfrattato anche un pezzo si storia, sfrattati i ricordi e un taglio romantico del paesaggio. Ma non avevano le autorizzazioni, il contenzioso durava da troppo tempo e per il Comune era insanabile. Solo per altri abusivi il dialogo rappresenta una trattativa. “Con l’asta si chiude nel modo più giusto una vicenda complicata e fin troppo lunga della storia del Naviglio – dichiara l’assessore al Demanio Roberto Tasca –. La storia dei barconi, che pur non avendo le autorizzazioni necessarie sono rimasti ormeggiati e attivi per anni, aveva dell’assurdo e la loro rimozione è stato un atto doveroso verso i milanesi. Così come è doverosa la loro vendita per recuperare parte delle spese di rimozione”. E l’ipotesi che anche con i barconi si possa far cassa, è una motivazione discutibile. L’abusivismo dei barconi sarà eliminato, ma l’abusivismo degli altri migranti e non, quando?
Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano