Lombardia e soprattutto Milano capitali di organizzazioni criminali straniere

Milano

Un rapporto della Regione Lombardia sui traffici criminali operati dagli stranieri è davvero preoccupante. Ogni etnia dirige o è manovalanza di un settore consolidato nel proprio traffico, con collegamenti criminali e all’estero. Una organizzazione salda, tutta dedita all’illegalità. Che vi sia una connessione tra malavita e immigrazione spesso clandestina, appare lampante. Come appare evidente l’inserimento facile del nuovo arrivato e, come appare rigido l’ambito di lavoro. Una rielaborazione dei dati di Libero specifica “Al primo gennaio dell’anno scorso gli stranieri presenti in Lombardia, fra regolari e non, sono oltre un milione (1.139.463). Solo a Milano la presenza straniera supera le 400mila unità e questo pone il capoluogo lombardo in vetta alla classifica dell’indice dei gruppi criminali stranieri. Nella città della Madonnina gli omicidi commessi nel periodo preso in considerazione sono stati 58, contro i 18 di Bergamo e gli 11 di Brescia. Circa le nazionalità gli albanesi restano i più pericolosi, essendo alleati con le mafie di «casa Nostra». A seguire i cinesi e i gruppi dell’est europeo, rumeni e russi in particolare. Quasi tutti hanno a che fare con il traffico di droga, la prostituzione e lo sfruttamento dell’immigrazione”. Molto attivi anche i gruppi nigeriani con nuove forme di reclutamento nel campo della prostituzione e i nordafricani che, ad esempio, controllano lo spaccio nel tristemente famoso boschetto di Rogoredo.

La droga, molta, trattata in Albania e sbarcata sulle coste pugliesi, arriva al mercato di Milano. Una piazza dove si smercia facilmente perché la richiesta è copiosa, Milano è infatti la più grande piazza di spaccio del Sud Europa. Fra il 2000 e il 2016 il 55% delle persone denunciate in Lombardia per reati connessi agli stupefacenti (spaccio e traffico) sono stranieri. L’analisi dei dati è dell’assessorato regionale alla Sicurezza, guidato da Riccardo De Corato, sulle tabelle Istat, e dimostra la connessione  fra immigrazione e “operai” della criminalità. Le cosiddette terre di nessuno dove gli spacciatori hanno allestito il loro mercato della morte si moltiplicano: in totale sono 38 le piazze dello spaccio realizzate nelle aree verdi della Regione. «Ed è su queste aree che bisogna intervenire», sostiene De Corato a Libero  «usando tutti gli strumenti a nostra disposizione. Dalla torre di sorveglianza, come abbiamo fatto in passato all’interno del Parco delle Cave, ai droni che sorvolano la zona E chiaro che non possiamo recintare l’intera area (il boschetto di Rogoredo si estende su 43 ettari, ndr) come è stato fatto con Parco Sempione, ma possiamo, e dobbiamo, togliere l’aria agli spacciatori».

Olga Molinari

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