C’è grande attesa per quel reddito di cittadinanza promesso e che sanerà situazioni difficili. Perché questo ha strombazzato Di Maio, quasi che fosse arrivata la bacchetta magica per ristabilire la giustizia sociale. E la gente si mobilita, chiede chiarimenti, si sente improvvisamente investita di una nuova speranza. Anche a Milano. E se conferma l’interesse Majorino, c’è da crederci. Il fatto è che l’ampiezza degli aventi diritto aumenta ogni giorno, diventa rincorsa aspettando con impazienza che passi il tempo necessario. E le motivazioni per far decadere il diritto sono poche, prima fra tutte non dichiarare falsità nella domanda e nei documenti. Pene severe e inventate dal movimento 5 stelle: dai 2 ai 5 anni di reclusione. L’impianto del decreto pare sia ancora in fieri il che depone a favore di un’improvvisazione pasticciata propria del Movimento. Perché le previsioni hanno prefigurato controlli, ambiti in cui si deve spendere e punizioni, ma evidentemente sono ben felici che rom e, secondo Il Giornale, anche colpevoli di reati fino al secondo grado di giudizio, possano accedere. Un reddito di cittadinanza insomma, democratico. Anche per i ladri, insomma e ad esempio..chissà se i rom con le case “regolari” pagheranno l’affitto…chissà se i poveri che chiedono l’elemosina e sono vittime del racket riusciranno ad essere liberi..Sicuramente per gli “onesti” pentastellati e per chi persegue un faro che è la sicurezza, la commistione voluta e regalata è una contraddizione. Osserva Giorgio Mulè (F.I) : «Nel testo non sono previste sanzioni per quei tipi di reati e in ogni caso dove se ne parla se ne parla solo dopo una condanna definitiva. Con una condanna inferiore ai due anni sarà possibile continuare a percepirlo e non ci sarà neppure bisogno di restituirlo. Al peggio si aggiunge il pessimo”
Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano
Giusta la frase finale della Nene: “al peggio si aggiunge il pessimo”. Perfetto il “si aggiunge”; non vi è spazio per il “normale”. L’intelligente, poi, non lo si vede nemmeno all’orizzonte. Forse a vendere bibite allo stadio non serve.