I giovani spazzati via dai diritti dei lavoratori

Attualità

Lo certifica il Censis: lavorano meno persone e sono più stanche. Questo, per Repubblica, è un paradosso. Per me è la logica conseguenza di aver, scientificamente, alzato barriere sempre più alte all’entrata nel lavoro dei giovani. Queste barriere hanno un nome: si chiamano diritti. Garanzie. O più semplicemente scarti di comunismo. Vi sembra esagerato? Analizziamo alcuni dati:

“Ricorda il Censis che vent’anni fa, nel 1997, “i giovani di 15-34 anni rappresentavano il 39,6% degli occupati, nel 2017 sono scesi al 22,1%. Le persone con 55 anni e oltre erano il 10,8%, ora sono il 20,4%”. I lavoratori ‘anziani’ si trovano soprattutto nella pubblica amministrazione (il 31,6% del totale, con una differenza di 13,5 punti percentuali in più rispetto al 2011), che come noto è stata interessata dai lunghi congelamenti del turnover e delle assunzioni che hanno reso difficile il ricambio generazionale.

Non per nulla, ora i sindacati temono che con la possibilità di uscire con Quota 100 si generi un esodo massiccio che rischia di mettere a repentaglio l’efficienza della macchina pubblica. Anche i settori istruzione, sanità e servizi sociali (il 29,6%, il 7,4% in più) si caratterizzano per la presenza di lavoratori più avanti negli anni. “I millennial invece sono più presenti nel settore alberghi e ristoranti (39%) e nel commercio (27,7%)”.

Questo ci hanno concesso di fare. I camerieri e le commesse. Le cameriere ed i commessi. Una generazione condannata al lavoro servile. Condannata dal fatto che tutti i diritti sindacali, le garanzie, gli escamotage e quello che gli va dietro rendono difficilissimo licenziare e poco attraente assumere. Guardate solo il TFR, forse la cosa meno dannosa in questo quadro.

Posto che le aziende che possono permettersi di immobilizzare a tempo indeterminato risorse sono poche (non lo fa manco lo Stato per i suoi dipendenti), quello che succede è che non lo fa nessuno, o quasi. Quindi, quando si deve licenziare o qualcuno minaccia di andarsene, si pone un piccolissimo problema: li ho i soldi? Per cui se devo sostituire una risorsa preferiscono in molti non farlo. Talvolta per sempre.

Questo vale soprattutto per le qualifiche più alte, i posti migliori, le carriere più allettanti. Per questo i giovani se ne vanno. Non puoi passare gli anni cruciali della tua carriera lavorativa a lottare contro i muri. Te ne vai e punti dove a dove non sanno cosa sia il TFR o dove i diritti dei lavoratori sono decisamente meno. E costruisci la tua fortuna. Chi resta vede solo capelli bianchi in azienda. Tutto rallenta. La gente è sempre meno soddisfatta. Ma ai diritti, oh no, a quelli non rinuncia. Vogliono il welfare aziendale. Massì, aumentiamo l’altezza del muro. Ma che ce frega.

Una generazione che ha studiato moltissimo, è costato uno sfracello, ridotta a servire ai tavoli di gente che si lamenta di quanto poco tempo abbia a disposizione prima della pensione. Non vedo davvero cosa possa andare storto.

Anche se, va detto, non è la cosa peggiore. La cosa peggiore è che la stragrande maggioranza di quei camerieri sogna di avere muri ancora più alti un giorno. Il prigioniero che ha, come sua più grande aspirazione, diventare aguzzino. Questo sì che è triste.

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