A domanda risponde con sincerità. Vauro in una intervista all’Huffington post ammette il suo errore nell’aver dato fiducia al movimento 5 Stelle
Ma però sostenne il Movimento, non si sente un po’ responsabile anche lei?
Responsabile no, ma di certo ho sbagliato.
Cosa ha sbagliato?
Ho sbagliato a non capire immediatamente che la polpetta del grillismo era una polpetta avvelenata. La carne buona che c’era dentro era solo un’esca per indurre il cane a mangiare il veleno.
Quando se n’è accorto?
Mi sono venuti i brividi quando Beppe Grillo, nel V-day di Bologna, attraversò Piazza Maggiore su un canotto, trasportato dalle mani della folla adorante, come un vitello d’oro. Fu un’immagine terrificante.
Perché?
Perché la ricerca del capo salvifico, a cui delegare la tua intelligenza, la tua passione, la tua rabbia, le tue aspirazioni, è un mito che ti libera dalla responsabilità, ma che non cambia di un millimetro le cose. È un vicolo cieco. Infatti, quando questi modelli entrano in crisi, l’insoddisfazione che generano viene rivolta contro il modello decaduto, anziché contro la mediocrità e la pigrizia mentale che ha condotto i singoli ad affidarsi al Salvatore, in maniera fanatica.
E pur ritenendosi lontano dalla figura e dall’operato di Salvini riflette “I magistrati accerteranno se ha commesso reati – premette –. Ma credo che la battaglia contro ciò che Salvini rappresenta non può essere vinta nelle aule di giustizia, ma si deve combattere con i mezzi della politica, della reazione sociale e, anche, mi spingo a dire, con una riscossa morale degli italiani. Quando il potere tira pietre in faccia alla miseria, vengono interpellate le coscienze, e sono le coscienze a dover rispondere”.
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