Cara Concita, la verità per favore

Attualità

«Voi, fascisti, mi potete anche sequestrare i conti correnti, impedirmi di pagare l’acqua e la luce, ma non è così che avrete la mia testa e mia voce, poveri illusi. Che ne sapete voi della libertà». Inizia così lo sfogo sui social network di Concita De Gregorio, ex direttrice de L’Unità e signora dei salotti giusti. Quelli per esempio che sono rappresentati dal Post di Sofri e amici. La sinistra come la conosciamo oggi, quella cioè che del popolo non sa un tubo. Tra le lamentele della, tutt’ora, potente Concita c’è infatti quella di essere costretta a prendere i mezzi pubblici. Ci rendiamo conto? Si lamenta di prendere il tram come un Formigoni qualsiasi, lei ex bella ricca e direttrice sbraita contro i fascisti, ma non è un’incursione di quei cattivoni di Casa Pound che le ha rubato il tappeto persiano, il mobilio raffinato e la ricchezza accumulata con abilità: è stato un giudice. Già, proprio quei bravissimi giudici che la sinistra invoca con successo da anni per eliminare i propri avversari. E il giudice le ha sequestrato i conti proprio perché è nelle regole democratiche: se un giornalista scrive, rischia come rischia il direttore le querele da parte di chi viene messo alla berlina. Esistono le querele temerarie, cioè portate in tribunale solo per uccidere la libertà di stampa con richieste abnormi di risarcimenti che spezzano figurativamente le gambe ai giornalisti (e da anni si attende una legge per limitarle), ma non sembra questo il caso perchè la pur potente Concita è stata condannata. Se il fascista in questione è il giudice, l’ex direttrice lo dica chiaramente così invece di una causa civile probabilmente andrà incontro a una penale rischiando pure un soggiorno a spese pubbliche. Se no a smetta con le bugie: la verità Concita per favore. Per te e tutti i giornalisti che cercano di fare i giornalisti. Questo Paese ha avuto troppi eroi sbagliati, non ti aggiungere alla lista. La verità Concita, per favore.

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