Quote latte, miti e leggende da sfatare

Attualità

Paolo Golfrè Andreasi – Per descrivere un problema come quello delle quote latte di difficile comprensione persino agli addetti ai lavori , che ciclicamente balza agli onori delle cronache , è arduo non addentrarsi in aspetti tecnici che naturalmente rendono ostica la comprensione. Ma cosa può aver intuito la casalinga di Voghera da questa vicenda tipicamente in salsa nostrana ? Che l’Italia ha prodotto più latte di quanto dovuto . Che i produttori di latte non vogliono pagare le multe . Che i loro sindacati li difendono in ogni modo. E che anche a livello politico hanno un partito dalla loro parte come le Lega che per propria genesi è protesa alla difesa del grosso delle aziende multate ricadenti nelle aree settentrionali del paese. In larga misura tali convinzioni sono infondate e vorrei spiegare con ordine i motivi. Fino all’anno 1988 il regime quote latte in Italia non è stato applicato. Dal 1989 al 1993 all’Italia è stata imputata una multa per esuberi produttivi pari  a 3620 miliardi di lire . La procura della corte dei conti del Lazio definì tali esuberi esistenti solo sulla carta , ed intimó agli allora gestori del sistema ovvero Unalat e le retrostanti associazioni di categoria il pagamento di tale importo . Dal 1995 la gestione del regime rientró in ambito statale ma la musica rimase la stessa. Ogni anno per almeno 14 anni gli allevatori italiani si videro imputare mediamente 150 milioni di euro di multa per esuberi dalle quote produttive . Già , le quote individuali degli allevatori sono un aspetto determinante della questione . Con quali criteri sono state attribuite tali quote ? Dal 1997 al 2000 lo stato italiano conscio della inconsapevolezza su quanti fossero i produttori di latte , quante vacche da latte detenessero e queste quanto producessero , istituì un mastodontico processo di verifica delle produzioni in larga misura effettuato a tavolino. Con tale sistema con procedimenti spesso induttivi si sanarono e normalizzarono tutte le situazioni truffaldine emerse anni prima . Quella fu la base di partenza che il regime quote latte ebbe per gli anni a venire. Qui un esterno al settore potrebbe chiedere …. ma perché lo Stato ebbe tale atteggiamento? Entrano in campo altri attori fondamentali. Le organizzazioni sindacali, Coldiretti Confagricoltura e Cia. Soprattutto la Coldiretti ha cogestito o gestito direttamente l’agricoltura italiana sin dal dopoguerra con vicende alquanto torbide, tramite ministri dell’agricoltura e un folto numero di parlamentari. Così come la vicenda quote latte fu inquinata dalle loro politiche tant’è che una commissione d’indagine governativa imputó alle organizzazioni sindacali la mala gestione del regime quote latte fino a un determinato periodo . La politica delle sindacali fu fondata sul valore della quota latte. Almeno 5 miliardi di euro sono stati spesi dagli allevatori italiani per comprare quote latte e tali investimenti furono causati proprio dal ricatto dell’esubero produttivo . Per questo motivo le multe obbligatoriamente dovevano esserci . Anche e soprattutto per dare una motivazione ad immani investimenti di titoli a produrre che in assenza di futura sovrapproduzione non avrebbero avuto giustificazione . E per questi motivi le sindacali si sono sempre opposte agli interessi delle loro aziende socie , renitenti al pagamento delle sanzioni ,spalleggiando gli enti statali protesi alla intimazione e conseguente recupero delle multe .Se per esempio un allevatore che nel 2001 ha acquistato quote latte per 300.000 euro , e negli successivi in Italia non vi sarebbe stato splafonamento , tale allevatore avrebbe visto cadere il motivo del proprio investimento ed avrebbe avuto molto da rivendicare in primo luogo verso le organizzazioni di categoria . Per questo tanto latte doveva essere dichiarato , di questo molto probabilmente in parte inesistente, e tante multe la Ue ci ha comminato. Qualcuno può dire che sono mie supposizioni ? Per sfatare certi dubbi basta leggere un rapporto del 2002  del Colonnello Messina ex comandante del Comando Carabinieri delle politiche agricole fatto prontamente sparire dalla circolazione il quale afferma “….gli acquirenti, di solito , dispongono di quote di carta o per averle da amministratori regionali compiacenti o dalla autorità statale collusa (nb: è possibile provarlo). Con tali quote essi possono ritirare i seguenti prodotti in nero alla fonte; latte estero di dubbia qualità, latte in polvere , burro, creme di latte, formaggi e cagliate, latte fuori quota nazionale…. è bene qui evidenziare che come quote di carta , gli acquirenti , giustificano di aver ritirato tale latte presso produttori fittizi o inesistenti in modo da averne benefici sia per compensazione , sia per fatturare il latte così da renderlo legale e scaricare l’iva….di solito tali quote risultano di produttori che sono residenti in zone garantite da compensazione prioritaria(zone disagiate , aspre, montane ove occorrerebbe fare controlli sinora mai fatti . Non esistono e hanno aziende fantasma con capi bovino zero . Sono miriadi di piccoli agricoltori che
a loro insaputa …. risultano produttori di latte vaccino e così mantengono attive
le quote ; si ripete , ad insaputa del povero modestissimo produttore…”
Poi vi furono indagini amministrative del 2010  le quali anch’esse misero fortemente in discussione l’intero splafonamento dello
Stato italiano per tutti gli anni dal 1995 al 2008 in quanto il raffronto tra diverse banche dati degli enti preposti alla gestione del regime scaturiva una evidente inattendibilità dei dati produttivi delle singole aziende.
Persino i dati Eurostat fondati anch’essi sulle dichiarazioni di produzione di latte  sono clamorosamente difformi ed in difetto rispetto ai dati utilizzati per il calcolo delle multe. Ovvero secondo Eurostat la multa spettante agli allevatori italiani sarebbe irrisoria rispetto a quanto dovuto attualmente . Dal 2010 si sono susseguite più indagini di polizia giudiziaria delegate dalla procura di Roma riferite ancora una volta alla inconsapevolezza del patrimonio bovino italiano , in parte archiviate con menzione di possibili illeciti amministrativi di funzionari delle autorità statali . In marzo vi sarà un udienza presso il tribunale di Roma in merito ad un procedimento penale che tratterà della mancata presa in considerazione dell’evento del parto della vacca ai fini della verifica dell’attendibilità delle produzioni aziendali di latte dichiarate. Ovvero per Agea, l’ente statale gestore del regime quote latte , era ininfluente il fatto che una vacca detenuta partorisse o meno , quando è noto che la produzione di latte inizia dopo il parto .
Ma non solo nel calcolo delle quantità di latte prodotte tali multe risultano illegittime , in quanto anche il metodo di calcolo delle multe riferito alle ubicazioni aziendali risulta quantomeno discutibile. Fin dalla istituzione del regime quote latte le aziende ricadenti in zona Montana o svantaggiata furono quasi sempre e quasi totalmente esentate dall’applicazione del regime; ovvero gli esuberi e conseguenti multe individuali delle aziende residenti in tali zone furono posti a carico delle aziende di pianura  . I quali oltre alle proprie multe si dovettero sobbarcare anche le multe delle altre aziende del paese . Tale pratica è oggetto di discussione di un paio di procedimenti presso la Corte di giustizia europea la quale dovrà o meno confermare la tesi della Commissione europea , convinta che ciò sia  in contrasto col regolamento europeo istitutore e vi sia obbligo di conseguente disapplicazione della legge italiana.
Ma dato che in virtù di queste disposizioni legislative la stragrande maggioranza delle multe latte è stata intimata ai produttori del nord Italia, la lega , un tempo lega nord , come si è comportata?? A parte tanta propaganda e tanti proclami in favore degli allevatori gli unici elementi concreti e postivi in tal senso si sono materializzati nel lavoro d’indagine amministrativa demandato dal l’allora ministro dell’agricoltura Zaia al Comando carabinieri delle politiche agricole . Recentemente sono uscite agenzie di stampa secondo cui nel decreto fiscale di recente approvazione vi fosse una norma di matrice leghista che condonasse di fatto la stragrande maggioranza delle multe . Una fake news in grande stile in quanto la realtà oscurata da tutti i media anche di settore ha visto il ministro leghista dell’agricoltura Centinaio impegnarsi fin dal suo insediamento in una capillare opera di riscossione delle multe latte verso i produttori, i quali si sono visti tempestare le proprie caselle di posta anche elettronica di una fiumana di intimazioni a pagare , di cartelle esattoriali e di avvisi di pignoramento per centinaia di milioni di euro . Il tutto in contrasto con gli ideali originari della Lega nord.
Ma in questo teatro dell’assurdo dove le ragioni sociali , gli scopi statutari , i proclami , la propaganda, gli interessi aziendali e quelli statali sono clamorosamente ribaltati dalla realtà dei fatti possono non far discutere le legittime proteste dei diretti interessati ovvero gli allevatori multati ? Un folto numero di questi allevatori da almeno 10 anni si è radunato sotto la sigla della quarta sindacale ovvero Copagri , la quale per doppiezza ed ambiguità di comportamento non si è dimostrata inferiore alle 3 più famose . Essa infatti coglie le aspettative degli allevatori multati per le quote latte e ne sponsorizza le rivendicazioni con slogan e proclami a favor di telecamera; basti vedere la recente manifestazione con trattori a Milano del 6 febbraio indetta e poi sconvocata . Peccato però che la realtà materializzata nelle oscure stanze sia ben diversa se non opposta rispetto a quella sbandierata pubblicamente. Già nel 2009 Copagri chiese in commissione agricoltura del senato, ovviamente all’insaputa degli associati multati, il pagamento delle multe o tramite la compensazione dei contributi comunitari o tramite una rateizzazione, dimenticando o chiudendo nel cassetto l’imponente mole documentale di atti d’indagine , che delegittimava la riscossione delle multe. E a febbraio 2019 sull’onda delle cartelle esattoriali e avvisi di pignoramento di matrice leghista ha replicato in primo luogo plaudendo all’operato del segretario della Lega Matteo Salvini. Poi , leggendo fra le righe dei vari manifesti ha chiesto che “…le multe vengano ricalcolate e corrette…”. Nulla avendo da eccepire sulla riscuotibilità e legittimità delle stesse . E mutuando le parole del Colonnello Messina del 2002 è giusto aggiungere  “…all’insaputa del povero produttore…”.
Cosa puó insegnare la vicenda delle quote latte ? Senz’altro che gli oscuri interessi speculativi dei colletti bianchi mascherati da mistificazioni della realtà abbiano sempre il sopravvento e vanno a discapito di chi lavora , produce e fa impresa ogni giorno , 365 giorni all’anno come nel caso delle aziende agricole con allevamenti. E tutto ciò è favorito sia dalla disinformazione degli imprenditori che dalla delega in bianco che questi esprimono verso le organizzazioni sindacali deputate per statuto alla loro difesa.

3 thoughts on “Quote latte, miti e leggende da sfatare

  1. ..A TITOLO COMPLEMENTARE…SUL GIORNALE DI VICENZA DEL 21 SETTEMBRE 2018…IL ROS DEI CARABINIERI TROVANO 5.7 MILIONI DI VACCHE SOLO SULLA CARTA…
    CONFERMANDO QUANTO AVEVA GIA’ RIPORTATO IL TENENTE COLONNELLO MANTILE QUASI DIECI ANNI FA…
    MA E’ ANCORA PRESTO..
    ..PERO’ ANCHE IL PARTITO DEGLI ONESTI TACE…PERCHE’ ERA PRESTO…ANCORA NON SI ERA FORMATA LA NUOVA CLASSE POLITICA..

    https://www.facebook.com/photo.php?fbid=1356216571181571&set=a.118682184935022&type=3&theater&ifg=1

  2. A TITOLO COMPLEMENTARE…

    SENTENZA DELLA CORTE DI GIUSTIZIA EUROPEA DICHIARA INAFFIDABILE IL DB..DELLE QUOTE LATTE..QUESTA SENTENZA E’ DEL 2 dicembre 2014..!!

    …Infatti, in un caso come quello di specie, in mancanza di dati attendibili circa il quantitativo di latte prodotto, né lo Stato membro, incaricato di riscuotere il prelievo supplementare, né la Commissione, incaricata di eseguire il bilancio, possono determinare oggettivamente detto quantitativo. Di conseguenza, non essendo in condizione di controllare se la quota nazionale consentita sia stata superata, essi non sono neppure in condizione di valutare se debba essere riscosso un prelievo supplementare e, se sì, di calcolarlo. Discende da quanto sopra che è a causa di un rischio di sottodichiarazione del quantitativo di latte prodotto che il Fondo è stato dunque esposto al rischio di perdita di introiti….E COME MAI SONO COMUNQUE PARTITE LE MULTE..??…

    E TUTTO IL PARTITO DEGLI ONESTI…MUTO…!!

    http://curia.europa.eu/juris/document/document_print.jsf;jsessionid=9ea7d0f130d5914e06bed1a948968773860df52de973.e34KaxiLc3eQc40LaxqMbN4Obh8Oe0?doclang=IT&text&pageIndex=0&part=1&mode=DOC&docid=160241&occ=first&dir&cid=189905&fbclid=IwAR3d0l9h-EtCnU9DZoUEafmIx2hN64_1UefZ9iv8s_l9JqVOrSe9yizppeU

  3. Ottima analisi molto competente ; ne necessiterebbe una analoga in ambito di Pay back sulla sovrapproduzione farmaceutica seppure richiesta dal mercato.

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