La Gran Bretagna è ormai in paranoia. La voglia di Brexit espressa dai suoi cittadini sta mandando sempre più nel pallone i suoi governanti. Non esiste una soluzione indolore per l’uscita, perché gli altri Stati europei non hanno interesse a regalare alcunché a chi li abbandona con aria snob. “La storia ci giudicherà”: assume toni da ultima spiaggia l’appello con cui Theresa May si rivolge oggi per lettera a tutti i deputati del gruppo conservatore (dopo essere stata messa per l’ennesima volta in minoranza giovedì a Westminster) implorandoli di non tradire il popolo elettore espressosi nel referendum del 2016 in favore della Brexit. E di aiutarla almeno in extremis a portare a casa il divorzio, ma un divorzio “ordinato” e concordato con Bruxelles. Il monito – o supplica, se si preferisce – è indirizzato uno per uno ai 317 rissosi parlamentari del suo partito ai Comuni, in primis a quelli delle correnti e delle frange ribelli. E vale pure per i 10 alleati unionisti nordirlandesi del Dup, stampella vitale d’una maggioranza tanto risicata quanto inaffidabile. Si tratta di un invito a mettere da parte i “punti di vista divergenti”: riesplosi platealmente giovedì, dopo una tregua durata nemmeno due settimane, nel voto (non vincolante e però indicativo) sull’annunciata strategia del tentativo di negoziato supplementare con l’Ue. “La storia ci giudicherà tutti”, scrive la premier Tory, con accenti alla Churchill difficili in effetti da associare alla propria autorità attuale e al proprio carisma.
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