L’umanità di Antonello da Messina in mostra a Palazzo Reale dal 21 febbraio al 2 giugno

Cultura e spettacolo

Antonello da Messina è a Milano, per raccontare la sua storia d’artista. Diciannove opere – capolavoro –  provenienti dai Musei di tutto il mondo, attraversano i momenti più significativi, la modernità delle soluzioni pittoriche, la centralità geniale di un protagonista dell’arte. “Il genio è della terra che lo produce, la forza pura, la divina linfa, l’incandescente sostanza che prende forma ideale, immagine, colore, luce. E quando in Italia l’Umanesimo richiamava la grandezza dell’antico e le arti belle fondavano la grandezza italiana moderna, il genio d’Antonello spuntò per prender parte, in quel fervore di vita nuova, in quell’agitarsi degli spiriti della creazione, con gli altri genii italici, alla formazione della nuova classicità dell’arte nostra. Nell’isola del sole della luce, il genio d’Antonello riassunse in sé le recondite artistiche virtù della gente sicula, e le affiorò nella gran luce del Rinascimento (…)”. Così scrive Adolfo Venturi nel fondamentale testo della conferenza su Antonello da Messina, pubblicato sulla rivista L’Arte nel 1923.

La mostra “Antonello da Messina“, aperta dal 21 febbraio al 2 giugno 2019 in Palazzo Reale Milano è da considerarsi come uno degli eventi culturali più rilevanti, all’interno del panorama nazionale e internazionale, per l’anno 2019. Una occasione unica e speciale per entrare nel mondo di un artista eccelso e inconfondibile, considerato il più grande ritrattista del Quattrocento, autore di una traccia indelebile nella storia della pittura italiana

L’Annunciata (1475)  è considerato il capolavoro mito del Rinascimento italiano, con un’umanità che si offre per un dialogo con l’interlocutore. Ma la conoscenza dell’animo umano, l’analisi traspare in ogni opera che restituisce l’uomo e la sua immagine. Umanità che è partecipazione, sofferenza. “Ecce Homo” delicatissime velature per rendere drammaticità al volto dolorosamente umano di Cristo. Scrive Giorgio Montefoschi “..Possiamo soltanto immaginarlo, perché — e questo è stupefacente in un racconto fondato sulla incarnazione di Dio in un corpo umano, sulla crocifissione di un corpo, e sulla risurrezione di un corpo — i quattro evangelisti hanno pensato di non dover dire nulla. Ma se il suo volto è quello che ha dipinto Antonello — il volto della sofferenza e degli ultimi — è lui che vogliamo amare, e amiamo.”

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