Sulla Tav nuove grane, i 5 Stelle ci vogliono isolati e poveri

Attualità

Ci deve essere un disegno più grande dietro questa follia. Perché altrimenti non si spiega tutto questo furore ideologici che ci taglierà fuori dalle rotte commerciali. Rotte, vale la pena ricordarlo, pagate dal resto del continente. L’ultima tegola sul massiccio ed interamente osseo cranio di Toninelli è la minaccia di esigere la restituzione di 300 milioni se si continua a perdere tempo. Così l’agenzia Agi:

l cda di Telt, il promotore pubblico incaricato della realizzazione della sezione transfrontaliera della Torino-Lione, riunitosi, oggi, a Parigi, ha deciso all’unanimità “un breve rinvio sulla pubblicazione dei bandi di gara” mantenendo aperta la seduta “per acquisire i necessari approfondimenti tecnico-procedurali”. La decisione è stata presa, si dice in una nota, “alla luce della situazione e a seguito dei contatti con i Governi”.

Nel corso della seduta del cda, il rappresentante della Commissione Europea, si riferisce ancora nel comunicato di Telt, “ha reso nota una comunicazione ufficiale di Inea (Innovation Networks Executive Agency) che indica come condizione per la conferma dell’intera contribuzione di 813 milioni di euro la tempestiva pubblicazione dei bandi, mentre in caso contrario verrà applicata una riduzione di 300 milioni”.

Al termine della discussione il Consiglio ha incaricato il presidente ed il direttore generale di Telt di informare i due governi “dei termini della discussione odierna, delle scadenze definite da Inea e delle responsabilità conseguenti”.

Il problema è che, come sempre, i Cinque Stelle hanno la forza di annunciare, ma non di fare. Non esiste alcun atto formale di ritiro dal progetto, perché quell’atto dovrebbe passare, necessariamente, dal Parlamento. E là il 70% delle forze in campo voterebbe a favore dell’alta velocità. Quindi si punta a farci buttare fuori con ignominia dalle contrattazioni. E sperare che l’opera muoia da sola. Solo che questa mirabile strategia postula che, insieme ai binari, crolli anche il paese che ci sta sotto. Ed è una prospettiva che può piacere solo ad un folle.

Intanto tutto è fermo e si aspettano le Europee. In cui, si spera, questa maggioranza di carta crolli sotto il peso delle proprie contraddizioni.

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