Se non fosse commedia dell’arte, potremmo parlare di tragedia. Il Ministro si pente e smaschera i complici. Affascinante, suggestivo. Terribilmente seducente. Completamente infondato. E’ il gioco delle Tria carte: prima si avalla ogni capriccio dei due Vicerè, poi si piange sul conto sforato ed infine si ammonisce di non perdere la bussola. Di rispettare la parola data. Di non essere gaglioffi. Il tutto mentre i due Vicerè pianificano già le prossime spese con soldi altrui che non intendono minimamente rendere. Tria si scaglia contro chi fa leggi retroattive. Ma intanto lo spazzacorrotti sta tenendo un innocente di 72 anni, e tale rimane pur se giudicato colpevole, in galera contro ogni principio del diritto.
Tria può sgolarsi quanto vuole, ma subito appare all’orizzonte Toninelli. Il castigamatti. L’Arlecchino della commedia e lo riporta nei ranghi. Esiste un contratto, Tria deve attenrvisi. In questo satirico mondo alla rovescia, il contratto legalmente vincolante obbliga le parti allo sberleffo, i contraenti alla mancanza di serietà e punisce severissimamente chi mantiene la parola. E’ commedia dell’arte, un intricato tetto di frizzi e sollazzi che nasconde dall’inquisitorio occhio del Sole. Sperando che nessuno si accorga mai di quel che avviene su suolo Italico. Il gioco delle Tria carte ha un solo requisito: abbastanza gonzi da incantare. E pare che 60 milioni non saranno sufficienti molto a lungo.
Laureato in legge col massimo dei voti, ha iniziato due anni fa la carriera di startupper, con la casa editrice digitale Leo Libri. Attualmente è Presidente di Leotech srls, che ha contribuito a fondare. Si occupa di internazionalizzazione di imprese, marketing e comunicazione,