Chissà che colore ha la solidarietà…probabilmente cangiante, poliedrica, rispettosa del soggetto solidale, più o meno superficiale, unidirezionale, uniforme al sentire privilegiato di alcuni. Un popolo che ha interpretato la sua Italia, una solidarietà che ha interpretato un segmento di società, una voce che emargina in un ghetto dimenticato chi aspetta uno sguardo, un’attenzione. “People – prima le persone“, la manifestazione nazionale antirazzista e contro le discriminazioni. E chi razionalmente non antepone la persona e i suoi bisogni? Ma là nella piazza antirazzista di maniera, l’emarginato dagli antirazzisti non c’era per gridare “Sono una persona, non sono arrivato coi barconi, sono un terremotato italiano”. I migranti, soggetti e simbolo della festa, erano pochi, saldamente uniti a tutto l’armamentario di sinistra che inneggiava all’Italia migliore e al riscatto. Ma chi ha detto che solo straniero è bello, che solo il barcone è nobile, che quella solidarietà connota la parte migliore? Tra le macerie, con il freddo invernale, le poche casette da subito inagibili, il solito ronzio “Sono una persona, non sono arrivato coi barconi, sono un terremotato italiano”. Ma come spiegargli che la disuguaglianza, la giustizia sociale, l’ascolto delle esigenze sono riferiti solo a chi anche illegittimamente arriva in Italia? Già, il terremotato è anche italiano.

Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano