È scontro frontale tra Salvini e di Maio. I due hanno raggiunto i minimi termini, al pari di una coppia di fidanzati nella situazione in cui entrambi, ormai frastornati da un rapporto forzato e invivibile, raggiungono la consapevolezza che la loro storia non può più funzionare. E se il governo dovesse ancora tenere, sarebbe come per non darla vinta ad amici e familiari, onde evitare pettegolezzi indesiderati. Nel frattempo Berlusconi approfittando della crisi, evoca un governo di centrodestra con Salvini premier. Motivo della lite? Ancora la TAV, dalla quale non se ne esce più. Il premier Conte tira ancora per le lunghe: “Scioglieremo la riserva lunedì, dateci tempo”. Tuttavia l’avvocato del popolo lascia per la prima volta trapelare la sua contrarietà all’opera schierandosi a favore dei pentastellati: “Non sono affatto convinto che sia un’opera di cui l’Italia ha bisogno”. Salvini intervistato da Paolo Del Debbio tuona: “Continuo a governare con gli alleati, a meno che i no non diventino troppi, con i no non si va da nessuna parte…”. Non si fa attendere la replica del leader grillino: “Salvini minaccia di far cadere il governo? Se ne assuma la responsabilità di fronte a milioni di italiani”. Insomma, una situazione tutt’altro che equilibrata.
Non si tratta più delle solite elucubrazioni giornalistiche, oggi è chiaro come non mai che il governo non durerà. Non solo per la questione TAV che se non altro, può fungere da escamotage per nascondere da altri problemi, magari più impopolari, come il DEF. Il documento di economia e finanza dovrebbe essere presentato il 10 aprile, in modo da adempiere all’obbligo di invio alla Commissione europea entro fine mese. Inoltre tra poco più di un mese il governo dovrà pianificare le scelte per il 2020 ed è facile in questa situazione cedere alla tentazione di affidare ad un governo di transizione l’ingrato compito dell’aumento dell’IVA e dei tagli alle agevolazioni. Questo vale soprattutto per la Lega, che in un anno ha raddoppiato i consensi grazie alle politiche migratorie, ma che nel frattanto rischia di perdere parecchia fiducia una volta che i nodi economici verranno al pettine.
Per i 5 stelle l’ipotesi del voto è tutt’altro che entusiastica. I grillini sono dati nei sondaggi in caduta libera ed anche alle regionali si registra una decrescita importante del Movimento. D’altra parte, c’è chi spera (e soprattutto nell’area vicino a Fico) che Di Maio tronchi con Salvini il prima possibile, sia in considerazione del fatto di essere risucchiati dalla lega salviniana, sia per una questione di merito sulle politiche. Avendo la Lega ottenuto la metà dei consensi dei 5 stelle alle scorse politiche, ha sicuramente conseguito dei traguardo importanti tra cui il decreto sicurezza, quota 100, una “mini flat tax”, il salvataggio di Salvini per l’indagine Diciotti e in ultimo la legittima difesa, procurando alla base del Movimento non pochi dissapori. Comprensibile è dunque la linea dura di Di Maio sulla Tav, che in caso di cedimento, sancirebbe il fallimento del Movimento 5 stelle e la sua incondizionata resa a Salvini, che tra l’altro implicherebbe il “taglio della testa” al capo politico del Movimento.
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