Il compromesso sulla Tav inventato da Giuseppe Conte sposta la questione a dopo le elezioni europee ma non solo non la risolve ma costituisce un danno d’immagine sia per il Movimento Cinque Stelle, sia per la Lega. La formula escogitata dal Premier per scongiurare la crisi di governo sancisce in maniera incontrovertibile che per i due partiti della coalizione governativa le rispettive posizione identitarie, lo sviluppo per la Lega, la decrescita per i Cinque Stelle, possono essere tranquillamente subordinate alla conservazione del potere governativo.
Per questo la supercazzola escogitata da Conte costituisce un danno d’immagine per i due partiti governativi. Meno devastante per la Lega di Matteo Salvini, ma sicuramente carica di forti conseguenze negative per i Cinque Stelle di Luigi Di Maio.(L’Opinione)
Mi scusi, ma secondo lei quella è una soluzione? Per me ci dovrebbe essere un limite all’ambiguità”. Giovanni Maria Flick ne ha viste tante, da giurista e da ministro, ma non nasconde la sua preoccupazione per la gestione del Governo su alcuni dossier fondamentali, come la Tav Torino-Lione. “Ma vogliamo dire che nella gran confusione delle lingue, ieri non è cambiato nulla? Non sono bandi, ma avis de marchés, le clausole di dissolvenza c’erano, i sei mesi di tempo ai Governi per recedere c’erano, era tutto previsto dalla normativa francese sugli appalti. Si sapeva già tutto; volerlo presentare come una soluzione nuova per risolvere la Tav può avere senso per fini politici, ma mi lascia molto più perplesso sul piano generale”.
Dopo la lettera di Giuseppe Conte alla Telt, però, sono tutti contenti.
Io discuto la filosofia alla base di un modo di governare. Vede, le regole e i procedimenti devono servire per arrivare a un risultato, qui sono serviti per non decidere. Ma c’è un limite all’ambiguità per evitare scontri o divisioni, perché in questo modo si disorienta la gente, non è questo il modo per informare l’opinione pubblica, tanto più quando si pensa anche alla soluzione di un referendum. (Huff.Post)
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