I danni delle Pippi

Attualità RomaPost

C’era una volta Pippicalzelunghe, folletto adolescente

vikingo capace, nel gelido carattere nordico di follie creative fondate su unarocciosa caparbietà. Torna spesso Pippi, come improvvisa raffica di vento.

Ne è stato un esempio l’olandese 44enne Judith Sargentini, di lontane origini lucchesi. Sedeva in quasi solitudine nell’europarlamento (con il collega Eickhout) a rappresentare una serie di grumi elettorali, comunisti, socialisti pacifisti, radicali ed evangelici, che non se la sentivano più di manifestarsi con il proprio nome e che si erano fusi nei GroenLinks olandesi. C’entravano poco per indole e per idee anche con l’eurogruppo dove si erano insediati, quello dei 50 Verdi dove i maggioritari 13 tedeschi, 6 francesi e 6 inglesi non considerano l’ambientalismo necessariamente un tema anticapitalistico di sinistra, come si fa anche in Italia.

Calata dal pero, la rossa Pippi dei Paesi Bassi è

riuscita a infilarsi in un mondo non suo, quello conservatore, ed a capitanare, conun report di accusa contro il premier ungherese Viktor Orban, la spaccatura del partito popolare tramite una vittoria di principio fatta apposta per scompigliare la gestione centrista dell’Unione Europea. L’europarlamento, scosso dalla polemica democratica della Pippi, a larga maggioranza (448 su 693 votanti) condannò il premier ungherese, come dire, a salve dato che le sanzioni successive dell’art. 7 del trattato europeo avrebbero dovuto essere decise dall’impossibile unanimità del Consiglio europeo composto dagli Stati membri.

La Pippi però portò a fondo, come ormai consueto tra i

progressisti,  l’ideale della via giudiziaria alla vittoria. Una mentalità pericolosache in genere ottiene l’effetto contrario. Per la gente comune, infatti, il sostegno alle Ong è materia opinabile. Si spendono molti soldi obbligatoriamente per il welfare garantito. Non è necessariamente detto che se ne debba spendere altri anche per le iniziative private. La nostra bionda e paffutta Pippi, però, ha cominciato ad operare nella fondazione Fatal Transactions dedita al Sudafrica, ha proseguito nel Commercio Etico sponsorizzato da Medecin sans frontiers, con il cui appoggio è arrivata al consiglio comunale della capitale olandese e poi all’europarlamento. E’ l’esempio di nuove generazioni che in assenza di sedi partitiche territoriali hanno trovato nelle organizzazioni della globalizzazione la loro via alla partecipazione.

Non facilitare o peggio la vita alle Ong, come fa Orban ed

anche Salvini, per le Pippi è un delitto di lesa maestà, anche quando vada nelsenso indicato dall’elettorato. Non c’è opinione democratica che tenga per le Pippi, a riguardo. La solidarietà è un obbligo. L’Ong è un obbligo. L’indipendenza dei giudici è un obbligo. La partecipazione comunista è un obbligo. Non è importante che in Francia non ci sia indipendenza dei giudici. O che in Germania il partito comunista sia proibito.

E’ noto l’effetto ottenuto successivamente dal successo della Sargentini. Orban è sempre più in polemica con il PPE cui appartiene ed a lui si è aggiunto come al solito a sua insaputa Tajani. La censura antiungherese ha diviso il partito conservatore europeo che contemporaneamente è alle prese con il problema spagnolo che ha manifestato il più grande vulnus democratico con la repressione catalana. L’eventuale movimento di Guy Verhofstadt dell’Alde con En Marche di Macron indebolirebbe ulteriormente il centrismo conservatore e quello socialdemocratico. Anche la gestione della Brexit divide i conservatori mentre la cancelliera Merkel, finora punto di riferimento, ha annunciato il suo prossimo ritiro. Tutto a favore di uno spostamento a destra del PPE e del suo capogruppo, papabile prossimo presidente della Commissione, quel Manfred Weber della Csu, parte destrorsa dei conservatori tedeschi.

Le Pippi in genere dividono i politici conservatori e\o reazionari, che si sentono bollati e vilipesi a livello mediatico per i warning sulla minaccia alla democrazia. Dividono i politici ma ricompattano gli elettorati, moderati e conservatori che non si fidano di votare  centristi deboli di stomaco, facili a scivolare sulle campagne di condanna morale.

Oggi si è tenuto un largo happening studentesco a

sostegno di un altro mustquello ambientale. Anche questa volta è sbucata unanuova Pippi, Greta Eleonora Thunberg Ernman che più che giovane, deve essere chiamata bimba, data l’età dell’inizio delle sue manifestazioni. Agita da tempo la bandiera del cambiamento climatico come fosse quella del giudizio universale dato per certo dagli apocalittici nell’anno Mille, o come quella marxista nell’800 che immaginava la fine rovinosa del capitalismo.

Peccato che nel periodo 1945-1970, in pieno boom di emissioni, non ci fu aumento di temperatura terrestre. Sono 14 anni, mentre aumentano a rotta di collo le emissioni di CO2, che la temperatura media del pianeta non cambia. E’ stazionaria e le misurazioni non cambiano anche se in milioni si agitano, vociano, piangono e si stracciano le vesti. E’ stabile ai livelli di 14 anni fa. Quattro secoli fa senza attività industriali e con una presenza umana molto ridotta rispetto ad oggi la terra cominciò invece a riscaldarsi. Prima c’era stata una delle cosiddette piccole ere glaciali, seguita ad un riscaldamento, in epoca medievale; riscaldamenti c’erano stati anche durante il periodo romano, e nell’olocenico; e prima ancora all’uscita dell’ultima era glaciale, il riscaldamento innalzò nei  ventimila anni seguenti i livelli dei mari allo stato attuale.

Gli scienziati che dicono ciò come Franco Battaglia,

magari poco corteggiati dai media, avvertono di non fidarsi del consenso scientifico, capace di difendere  la Terra ferma al centro dell’universo ai tempi di Galileo o l’esistenza  dell’etere ai tempi di Einstein. Il clima del pianeta non resta mai immobile in un ideale livello termico e nessuno può dimostrare che il pianeta sia più caldo a causa dell’uomo. Anzi, la Terra ha avuto in passato optimum climatici di calore precedenti senza impatti elevati delle attività umane. Senza scordare che gli optimum sono interruzioni di decine di migliaia di anni del perenne stato glaciale previsto per centinaia di migliaia di anni.

La Pippi di questi giorni fa simpatia. Il cambiamento

climatico però resta una balla. Si fa fatica a definire la sedicenne Greta anche solo un attivista, certamente non una studiosa, una scienziata, un’esperta di sviluppo sostenibile e di cambiamento climatico. Per quante manifestazioni abbia fatto al Riksdag di Stoccolma con lo slogan Skolstrejk för klimate, vi ha riportato quanto ascoltato, imparato, assorbito. Anche gli adolescenti di Pol Pot avevano ascoltato, imparato, assorbito quanto dovessero essere rieducati i vecchi, comunisti e non, nelle risaie. Anche gli adolescenti di Stalin ed Hitler ascoltavano, imparavano, assorbivano nelle scuole e nelle organizzazioni giovanili di partito l’arte di spiare i genitori per denunciarli. Tutta la commozione che può prendere per le malattie della giovane Greta non impongono di prendere per buone affermazioni messianiche, fondate su una scienza ideologizzata.

Se poi gli studenti scioperano, questo non cambia la questione. Scioperavano inEuropa per la guerra in Vietmam senza un motivo o senza accorgersi che sostenevano la politica estera sovietica.  Il quesito è semmai sulle fonti di questo movimento ambientalista che non scordiamo anni fa non inseguiva il riscaldamento globale ma il suo opposto, il raffreddamento. Sarebbe uno studio lungo sul melting pot di interessi economici, idealismi, superstizioni, balance of power, reazioni politiche da riflesso condizionato. In fondo però c’è sicuramente l’obiettivo di una grande ristrutturazione del sistema produttivo,che  rilancerebe in modo esponenziale investimenti ed attività, soddisfacendo la cupidigia della crescita a due cifre.

Chi si batte per il cambiamento cimatico come decrescita

delle frenesie umane si ricreda, pechè è l’opposto. Solo il cambio energetico per leautovetture presuppone bilioni e bilioni di investimenti e consumi. Come anticipa il caso dell’ecotassa, si tratta di vedere chi deve tirare fuori i bilioni, se i grandi del sistema o le masse. Le manifestazioni di oggi servono a preparare il consenso alla seconda ipotesi. L’elettorato al dunque però si rfiuterà di assolvere al compito di pecora da tosare, soprattuto di fronte allo spettacolo della Cina massima inquinante che si fa alfiere di regole che non rispetta e che non ha intenzione di rispettare.

L’elettorato in vista del cruciale voto del maggio 2019 risponderà picche e le Pippi urleranno all’infedeltà democratica, rilanciando il giudizio se non di Dio, dei nuovi idoli che hanno abbracciato. 

 

L’autore è direttore de Ilformat.info

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Moderazione dei commenti attiva. Il tuo commento non apparirà immediatamente.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.